mercoledì 28 aprile 2010

In memoria delle Intercettazioni

A breve sapremo. La commissione Giustizia del Senato sta decidendo se apporre una pietra tombale sul capitolo intercettazioni. Se ciò avvenisse, entro Giugno la Camera potrà approvare definitivamente il ddl e così avremo un’estate da vivere nella privacy più totale, senza più paure, senza più incertezze. Almeno per noi, comuni mortali, tutto questo succederà, perché gli indagati o terzi coinvolti nell’indagine continueranno ad essere perseguitati da questo strumento che, secondo il ministro Alfano, viola l’articolo 15 della Costituzione.

I Magistrati saranno dunque costretti a seguire le orme di Woodward e Bernstein cercando “Gole Profonde” che li indirizzino per la strada giusta, sperando sempre nell’attendibilità degli interlocutori. Certo, le intercettazioni non spariranno: si potranno ottenere per “gravi indizi di reato”, indizi simili a quelli che ci vogliono per condannare un imputato e da presentare al Tribunale di riferimento per ottenere il via libera; come dire ci vorranno le prove per poter ricercare le prove. Spariranno così le cosiddette intercettazioni “a strascico”, e calerà il silenzio anche su quelle ambientali in quanto le fraudolenti "cimici" si potranno piazzare soltanto nei luoghi dove "vi è fondato motivo" che si stia commettendo un crimine.

E i filmini o le registrazioni sottobanco? Anatema su di voi che ci proverete, perché verrà punito (norma “D’Addario”: ricorda qualcuno ?) chi "fraudolentemente effettui riprese o registrazioni di comunicazioni e conversazioni a lui dirette” con la reclusione da sei mesi a quattro anni.

Se poi volete trovare una scorciatoia, fatevi eleggere come deputato o senatore: infatti, se si intercetta, anche indirettamente, un onorevole, sarà comunque obbligatoria l’autorizzazione della Giunta di Camera o Senato. Così il deputato o il senatore, già avvertito dell’indagine in corso, potrà essere salvato, a differenza del comune cittadino, in Parlamento.
Svaniranno così nell’aere eterno indagini come quella di Trani (Innocenzi-Berlusconi-Minzolini) e la “cricca degli appalti”,con il Bertolaso di turno, potrà serenamente continuare a ridere sulla pelle dei terremotati; ma rimarrà misteriosa anche la rete di Calciopoli ed evidenti saranno le difficoltà a pescare i 40 Pesce odierni nelle torbide acque della N’drangheta.
E l’informazione ? Già in crisi di identità e di vendite, i giornali non potranno scrivere più nulla se non dopo molti mesi o anni. Divieto di pubblicare, anche per riassunto, gli atti processuali, non solo le intercettazioni, fino alla conclusione delle indagini preliminari. Quindi anche dopo uno, due anni. In particolare, per chi pubblica anche solo in parte atti o documenti di un procedimento penale è previsto il carcere fino a due mesi o un’ammenda dai due ai diecimila euro. Se si tratta di intercettazioni, carcere fino a due mesi, un’ammenda dai quattro ai ventimila euro e la sospensione dall’esercizio di una professione. Maxi multe per gli editori. Chi pubblicherà il contenuto o il riassunto di intercettazioni destinate alla distruzione perché penalmente non rilevanti, rischia fino a 3 anni di carcere.
Morirà così, senza colpo ferire, uno strumento ritenuto “fondamentale” per le inchieste, trascinando nel suo triste oblio anche la libertà di stampa. Rimarranno solo i paparazzi a fotografare la velina di turno con lo pseudo vip avvinghiati sugli scogli di Formentera o sorpresi a scambiarsi tenere effusioni nel privè di qualche locale, perché all’ignaro volgo non sia mai che si tolga il sacro gusto del gossip. Avremo così migliaia di Signorini e Giacobini ridenti, in fila, al capezzale dell’informazione, sul cui epitaffio verrà iscritto: “Qui giacciono le intercettazioni: l’ultima frontiera degli uomini onesti”.

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