venerdì 12 aprile 2013

Tutti a Casa


Spagna, Germania, Inghilterra, Portogallo Svizzera e Turchia: al gran banchetto del calcio che conta l’Italia si ritrova, per l’ennesima volta, esclusa, lasciando i suoi tifosi alle grinfie delle barbariche invasioni della Bignardi o alle dantesche divagazioni di un Benigni che potrà così forse recuperare qualche punto di share e rendere meno amara la constatazione che nell’Italietta di oggi la cultura non paga.
Niente semifinali signori, dopochè anche gli Aquilotti hanno ripiegato le loro stanche ali contro il modesto Fenerbache e contro un arbitraggio che è stato molto meno scandaloso dell’esserci tutti dimenticati di qualche tifoso tedesco malmenato e accoltellato.
Solo tre volte, dal terremoto del 2006 che ha devastato l’italico pallone, siamo riusciti a respirare il profumo di immacolate vette: il Milan vincitore in Champions del 2007, senza scordarci che quel Milan partecipò grazie alla benevolenza eccessiva di chi, anziché punirlo per le malefatte, gli permise di entrar in singolar tenzone dalla porta di servizio; l’Inter nel 2010, ma di italico, oltre all’indirizzo della Sede si ricorda ben poco, e la Fiorentina, eliminata in Europa League nel 2008 dai Rangers in kilt; poi, il deprimente e desolante vuoto di tante stagioni vissute ai margini, senza mai la minima velleità di ergersi a protagonista. Certo, se per Milan e Juventus si deve parlare di avversari al di fuori della portata, leggere i nomi dei nostri carnefici fa venire i brividi: Braga e Anzi (Udinese), Viktoria Plzen (Napoli), Tottenham (Inter, eliminati poi dal Basilea) e Fenerbache appunto, tutte squadre che col gotha del calcio c’entrano come Renzi da Maria de Filippi.
Siamo così mal ridotti da dover spiare l’Europa dal buco della serratura ? E’ così mediocre il nostro orticello da dover rimpiangere quei favolosi anni novanta durante i quali siamo stati gli assoluti protagonisti (e di conseguenza rimpiangere i deus ex machina di quel movimento) ?
Purtroppo si. Purtroppo l’Europa ci ha soverchiati non solo a livello economico, ma anche di idee, intuizioni, capacità di osservare e cogliere i frutti giusti senza svenarsi (se penso a quei milioni di Euro per Diego o Felipe Melo…) ma programmando, coltivando, lavorando con un progetto che andasse al di là di pesanti ed oggi insostenibili investimenti.
Siamo rimasti ai Pirlo, Totti e Buffon, ultretrentenni che ancora rappresentano il meglio del meglio; continuiamo a considerare un talento Cassano (lo è da vent’anni, ma non lo ha mai dimostrato) e, semifinale con la Germania a parte, veniamo da un mondiale dove siamo stati ridicolizzati da Slovacchia e Nuova Zelanda e da un europeo di leopardiana memoria, perché all’apparir del vero (Spagna n.d.r.)…
Dalle macerie si erge forse la sola Juventus, unica passata pesantemente nel tritacarne di Calciopoli e che sta pian piano cercando di ricostruire il blasone infangato: il resto è rimasto al palo a guardare gli altri, a svendere giocatori (per poi ricomprarli magari al doppio della cifra), a sperare in un miracolo che non sempre può venire in soccorso nei momenti topici.
E’ l’ora di cambiare, di svegliarsi, di svecchiare un ambiente corroso e corrotto; altrimenti continueremo a vedere il Basilea in semifinale mentre i nostri preparano la determinante sfida per il sesto o settimo posto in un campionato ormai caduto oltre il baratro della mediocrità. 

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