lunedì 1 febbraio 2010

Il Caronte Bianconero

Forse non basterà il traghettatore Zaccheroni a risollevare le sorti dell’armata bianconera e, forse, non sarà solo questione di tempo. A rivederli nel match contro gli aquilotti laziali paiono anime perdute sulla sponda di un inferno dantesco lontano anni luce dai fulgidi pensieri estivi e incapaci di ritrovare da soli la rotta di una dignità calcistica smarrita nelle ultime sconcertanti prestazioni. 


C’è stata grinta, quello si, ma l’involuzione tecnica che pare aver attanagliato muscoli e cervelli della compagine sabauda non si risolvono con la sola grinta. Ci vuole una rotta, una strada da seguire, un progetto concreto che solo una società forte e competente può costruire per non abbandonare giocatori sconcertati e tifosi increduli sulla soglia di un baratro mai così prossimo in questi tanti anni di storia bianconera. Alla società i tifosi chiedono di non rincorrere solo i progetti di uno stadio che rischierà di essere un vuoto teatro con recite di scarso contenuto: prima Deschamps, poi Ranieri, Ferrara ed ora Zaccheroni a condurre la regia di uno spettacolo scritto, modificato e cancellato troppe volte per avere un fondo di credibilità. E se a difendere un alloro mondiale brillantemente conquistato quattro anni or sono nell’ormai imminente campagna sudafricana saranno le amnesie, le incertezze di una linea Maginot troppo fragile, gli oscuri presagi di una mesta fine diverranno triste realtà. Al nuovo Caronte bianconero il compito di riportare sulle giuste sponde la truppa bianconera; ai suoi strateghi di ritrovare le idee vincenti e la dignità perdute.

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