domenica 28 febbraio 2010

Vancouver: un "Razzo" nel buio

Arriva dallo slalom, splendida ed inattesa, la prima medaglia d’oro delle Olimpiadi di Vancouver per la spedizione italiana, ed è una medaglia che ha il sapore del deja-vu. 22 anni dopo Calgary, nello stesso giorno, nella stessa gara, Giuliano Razzoli, il “Razzo” della valanga azzurra, emula il maestro Alberto Tomba e ci regala la vittoria nella gara più bella e più “italiana” dello sci alpino.
Una prima manche perfetta, senza sbavature e con la convinzione e decisione del campione, lo aveva già posto sul gradino più alto del podio, e possiamo solo immaginare la pressione psicologica che attanagliava il venticinquenne emiliano a quel cancelletto di partenza dopo la splendida seconda discesa della vecchia volpe Kostelic, uno di quelli che pare sonnecchiare tutto l’anno ma sa sempre tirare fuori la zampata del campione nelle occasioni che contano. Ma a Giuliano non hanno tremato le gambe: una partenza decisa, qualche sbavatura, poi il contenimento, la sciata in sicurezza prima dell’apoteosi finale. Bello vedere al traguardo un campione scafato come Albertone con le lacrime da commozione e su quel gradino del podio, finalmente, i nostri colori mentre nel cielo canadese risuonavano le note del nostro inno. Certo, questa grande vittoria non nasconde il fallimento e la delusione di una spedizione che non ha rispettato le attese, ma l’oro in una gara di sci alpino mancava da troppo tempo per non nascondere le delusioni stesse e ridare un po’ di vivacità allo scialbo colore azzurro di questi tempi.

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