mercoledì 3 marzo 2010

Lo chiamavano Trenitalia

Forse con l’artigianale calesse trainato dal cavallo dell’indimenticabile Trinità potremmo arrivare prima. Gli ultimi tre giorni di Trenitalia, purtroppo non ancora conclusi, hanno registrato una escalation straordinaria tra ritardi e soppressioni sulle ormai impietosamente tartassate linee Torino-Savona e Torino-Cuneo.

Lunedì 20 minuti medi di ritardo, martedì addirittura treni cancellati (forse che l’improvviso Phoen abbia surriscaldato le stanche rotaie ?) con conseguenti ritardi e improvvise fermate di altri convogli per portare finalmente a casa, dopo ore di attesa, gli sfiniti pendolari. Stamani poi, sulla derelitta linea Savigliano-Cuneo, l’animo bucolico dei nostri ferrovieri ci ha permesso di sostare a lungo in aperta campagna per ammirare interminabili spazi che scivolavano dalle vette della Bisalta verso campi di pesche e kiwi intrisi di fresca rugiada. E noi lì, silenti e stupiti, ad ammirare l’inatteso panorama senza una ragione, senza un motivo, senza che qualcuno fosse in grado di dare spiegazione all’accaduto. Eh si, perchè a chiunque si chieda, la colpa è sempre di qualcun’altro, “non dipende da noi”, ma da qualche superiore presenza che indirizza i destini di Trenitalia su binari lontani dal buonsenso. Scivolano così le nostre giornate lavorative, che inziano alle cinque del mattino per concludersi chissà quando, chissà a che ora, pieni di dubbi ma con una sola, grande certezza: che con Trenitalia, puntuali, non si arriva mai.

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