mercoledì 21 aprile 2010

Chiamatemi Eyia

Buongiorno, il mio nome è Eyiafjallajokull, e fino a ieri ero uno sconosciuto ed impronunciabile codice fiscale per tutto il mondo. Oggi però sono diventato, mio malgrado, la causa dei vostri mali e di questo mi scuso: ma non pensavo che un piccolo rigurgito delle mie viscere potesse causare così tanti problemi.



Ne ebbi uno circa due secoli fa se ben ricordo, ma ad inalberarsi furono solo pochi pescatori di foche ai quali turbai la quiete di un vivere sereno ed isolato, come isolate sono queste fredde terre d’Islanda. Ora, invece, guarda che macello: con un po’ di polvere ho messo in tilt la storia della tecnologia fermando migliaia di uccelli di ferro i cui padroni ora sbraitano per riavere il denaro perduto. Mi urlano contro dicendo che sono causa della crisi economica, che non ci voleva in questo difficile momento, ma io che ci posso fare ? Faccio parte della natura, e lo sa drammaticamente bene l’uomo quanto imprevedibile e funerea sia essa quando si scatena. Ho provato ad avvertire, ma nulla potevo fare contro le polveri ed il vento; ma poi le mie polveri sono proprio così dannose ? Più dell’esplosione di quelle centrali che vuoi uomini continuate a costruire ? Più di quelle tonnellate di liquame che spargete nei mari e nei fiumi ? Più di quegli orridi sbuffi che per secoli sono usciti dalle vostre fabbriche o dai vostri tubi di scappamento ? Eh va bè, accollatemi anche questa crisi, ho le spalle larghe come il nome che porto, ma di una cosa vi voglio avvertire: digerisco a fatica tutta questa storia, e sono cavoli vostri se il mio stomaco è in disordine.

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