sabato 29 maggio 2010

Heysel 25 anni dopo: per non dimenticare

25 anni fa, ricordo, era un mercoledì diverso dagli altri. La beffa atroce di Atene bruciava ancora sulla pelle dei tifosi bianconeri e Bruxelles, e il Liverpool, rappresentavano il momento della vendetta, l’occasione per cancellare l’amarezza provocata dal fendente di Magath, il momento tanto atteso per salire, finalmente, sul trono d’Europa.

Ero stato a Zurigo, dove una zelante guardia svizzera ci aveva confiscato un pacco di Loacker lasciando però nella tasca di un suo connazionale una bottiglia di infimo whisky ed ero stato a Bordeaux, una sofferenza sportiva (e un grande Bodini) e una fuga paurosa fuori dallo stadio per evitare i bastoni dei cugini francesi alla ricerca spasmodica di un italiano da abbattere. Ma a questo c’ero abituato: solo un anno prima, durante una semifinale di coppa contro il Manchester United, avevo d'un soffio evitato quelli ancor più furenti dei "cugini" Granata alla disperata ricerca di un "Gobbo" da sacrificare. Piccoli grandi segnali, certo, ma nessuno avrebbe mai pensato alla tragedia che da lì a poco si sarebbe scatenata sulle tribune di un fatiscente stadio belga, inadeguato ad accogliere un grande avvenimento come una finale di Coppa dei Campioni. Fu l’inferno quella sera, un inferno che ancora oggi provoca brividi e rabbia nel cuore di chi si trovò ad essere inerme spettatore di un omicidio di massa, di un autentico sterminio, di numeri degni di una campagna di guerra e non di un’amena partita di calcio: 39 morti e 370 feriti, provocati non solo dal crollo di un muretto, non solo dall’inconsistenza di una Polizia belga brava a sfoggiare i propri quadrupedi e nulla più. La furia omicida degli Hooligans si scatenò addosso ad inermi vittime, ree soltanto di essere presenti a ciò che doveva essere una festa e che invece si trasformò nella più grande tragedia sportiva di tutti i tempi. In tanti provarono a giustificare quella violenza spiegandoci che gli Hooligans portavano in giro per il mondo uno strano modo di fare il tifo, ma i 5 anni comminati alla barbarica tifoseria inglese furono soltanto l’ulteriore presa in giro per chi in quell’assurda serata perse un marito, un figlio, un amico caro. Così come disgustosa fu l’esibizione di quella coppa alla discesa da un aereo o gli striscioni esposti in alcune italiche curve inneggianti all’albionica furia. Erano morte 39 persone, non 39 tifosi di questa o quella squadra, e a distanza di venticinque anni il sacrificio di quegli innocenti pare non essere, purtroppo, servito a nulla. Si saranno ravveduti i sudditi della Regina, che ora paiono pii agnellini dentro le loro gabbiette, ma che ancora seminano terrore quando sbarcano in stranieri aeroporti, mentre da noi la follia pare non essere scemata se si inscenano urbane guerriglie dopo una partita, se si minacciano i giocatori a “scansarsi”, se tra una bomba carta e un raid al ristorante per malmenare questo o quel giocatore si pensa di difendere gli inesistenti e incivili diritti di una fazione chiamata “Ultras” che trasforma la passione, il tifo in violenza ed odio. E sarebbe bello che nella nuova Cattedrale bianconera fossero esposte, oltre ai trionfi, anche le fotografie con a caratteri cubitali i nomi delle 39 vittime: perché la memoria non deve essere cancellata, perché è un dovere nei loro confronti, perché a qualche stupido Ultrà venga sempre presentata l’altra faccia della medaglia, quella violenza che al piccolo Andrea (11 anni al tempo) impedì di vivere un giusto e meritato futuro. Questi sono i nomi di chi, in quel drammatico 25 maggio 1985, fu strappato alla vita dalla violenza inglese: per non dimenticare, per render loro omaggio, per non vedere più sventolare i vessilli di inesistenti vittorie macchiate del sangue di vittime innocenti.


Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula, Nina Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conti, Dirk Daeneckx, Dionisio Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo Gonelli, Alberto Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni Mastroiaco, Sergio Bastino Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito Pistolato, Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio Ragnanese. Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo, Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio Zavaroni.

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