martedì 18 maggio 2010

I pollici del Capitano

"A France', nun te la prendere" ci viene da dire, scusandoci per il maccheronico romanesco. Lascia scorrere le acque del fiume e sorridi allo striscione del barcone nerazzurro con i suoi bocconiani inviti. In fondo, è l'alterna onnipotenza delle umane sorti di foscoliana memoria che ci colpisce ogni qual volta facciamo un gesto, diciamo una parola che poi ritornano, puntualmente, come un boomerang.

Ti tornò indietro il "Muto, quattro e vai a casa" mimato sul faccione di Tudor quando Ibrahimovic passeggiò all'Olimpico; e ora quei pollici versi del derby o quello usato a mo' di ciuccio imbevuto dal dolce nettare di un goal diventano l'icona sacra della tua sconfitta e l'ostile totem da abbattere nella notte consacrata a festa dalle truppe nerazzurre. E tu, malgrado tutto e tutti, sei il totem, la bandiera, il condottiero massimo di una Roma che ci ha provato fino in fondo ed è arrivata sul filo di lana di un sogno chiamato scudetto. Ma siamo certi che i tuoi pollici torneranno presto a fluttuare nell'italico cielo, magari proprio sotto gli occhi di chi, da prostata colpito, ti ha consigliato un utilizzo diverso della centrale falange, un utilizzo tanto meno nobile quanto meno gaudente. Certo, brucia leggere quello striscione sull'autobus festante che trasporta colleghi, fors'anche amici tra le sponde del trionfo: ma chi poteva capirlo, su quell'autobus, uno striscione scritto in Italiano ? 

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