mercoledì 16 febbraio 2011

Sanremo e il Professore

Come nella tradizione il mese di Febbraio ci porta, oltre al Carnevale e ai dolci pensieri di San Valentino, anche un altro Santo che, da ben sessantun’anni, allieta le nostre serate con quelli che diverranno, forse, i successi musicali della nostra primavera. Sanremo è ormai un’istituzione, come il panettone a Natale o la scampagnata di Pasquetta, un Festival della canzone sempre più legato ai rumors sulle vallette e i loro scintillanti abiti piuttosto che a proporre brani interessanti che possano lasciare almeno un piccolo segno nella storia della musica italiana.

Quest’anno però sembra essersi invertita la rotta: la musica la fa da padrona, la musica d’autore ed interpreti finalmente all’altezza che non hanno proposto la solita mielosa rima “cuore amore” ridando il giusto palcoscenico alla vera, unica protagonista di questa kermesse. Niente più “amore in tutti i luoghi e tutti i laghi” nei quali annegava tristemente la verve dei nostri compositori o presenze indebite e incomprensibili come quella di Emanuele Filiberto, ma afflati di autentica poesia come quella regalataci dal Professore, al secolo Roberto Vecchioni, o da una Patty Pravo sempre all’altezza del ruolo di femme fatale. E allora, ecco le pagelle, tra il serio ed il faceto, di questa prima serata che, se da un canto ha consacrato il duo Luca-Paolo al ruolo di autentici mattatori, ha dall’altro ancora una volta dimostrato l’inutilità, al di là di un pruriginoso interesse estetico, delle due solite vallette, al secolo Elisabetta Clooney Canalis e Belen Corona Rodriguez, la cui esibizione non ha certo fugato il dubbio su quali siano le loro effettive capacità.

Via dunque alle pagelle e iniziamo da Roberto Vecchioni (9): non c’è più, forse, la miglior verve delle luci di San Siro, ma la sua è poesia allo stato puro condita dalla sua grande capacità di commuoversi e commuovere.

Un bell’8 accomuna l’eterea Patty Pravo, autentica signora della canzone italiana, Emma e i Modà (la canzone piace e l’interpretazione è di assoluto valore) e Nathalie, l’ultima rivelazione di X Factor intensa e convincente nella sua vita sospesa.

Un gradino più in basso (7) troviamo Giusy Ferreri (una canzone in stile Ligabue), La Crus, Al Bano (finalmente un testo all’altezza della sua straordinaria ugola), Luca Barbarossa (un gradevole ritorno) e Davide Van De Sfroos, l’emblema di un’Italia dialettale che sa fare ottima musica.

Sulla sufficienza si arenano Anna Oxa (che sembra più giovane della Tatangelo) e Max Pezzali: vestito come lo spaventapasseri di Castellar, il suo “Secondo Tempo” ci fa temere che presto arrivino anche i suoi “Supplementari”.

Nel limbo rimangono invece Luca Madonia (senza la presenza di Battiato sarebbe probabilmente andato a casa) e Tricarico, al quale concediamo un secondo ascolto prima di bocciarlo definitivamente.

Manca nelle pagelle solo la Tatangelo: ma qui ci ha già pensato la giuria a farle sapere quanto poco sia stata gradita la sua performance, anche se siamo sicuri del suo ripescaggio che certamente non sarà legato alla qualità della canzone proposta.

Chi vincerà questo Festival ? L’onda lunga della De Filippi colpirà ancora o finalmente la canzone d’autore troverà il suo meritato spazio ?

2 commenti:

  1. Complimenti, hai avuto fiuto. Il vecchio poeta ha vinto. In realtà il testo della sua canzone era l'unico sensato tra tante banalità, anche se l'insieme risulta per i miei gusti un pò troppo tradizionale. In un mondo frammentato e degradato si ritorna all'unica speranza che può accendere i cuori : l'amore. Parola assai abusata in tutti i testi, ma in questo caso usata con garbo e intelligenza.Bravo professore!

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  2. Grazie Gloria, ma sarebbe stato assurdo, per sanremo, non sfruttare l'occasione di ridare lustro ad una musica italiana non più in grado di regalare sprazzi di poesia.

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