lunedì 14 febbraio 2011

Un Grido di Dignità

Saranno forse anche state “Poche Radical chick” come il Ministro Gelmini le ha marchiate oppure in numero inferiore rispetto alle “Donne di Destra” che non sono scese in piazza, ma la fiumana di persone che in questa domenica di febbraio si è riversata nelle piazze italiane a rivendicare il diritto alla propria dignità non può essere bollato con una supponente affermazione e fatto passare per una semplice lotta di quartiere a sfondo politico.

E’ il grido di chi vuol dire basta non solo ai Bunga Bunga e alla mercificazione del corpo femminile, la cui colpa non può essere solamente attribuita al nostro Premier. I suoi festini, le sue manie non sono che le foglie di un albero che ha radici ben più ramificate nel terreno della nostra civiltà, una civiltà ove le stesse donne sono vittime e carnefici della loro natura, troppo spesso usata come arma per raggiungere risultati che altrimenti sarebbero stati impossibili. Esiste mercato solo dove c’è offerta, e ad Arcore, come in tanti altri luoghi, l’offerta pareva essere molto elevata: perché è la strada più semplice, più rapida per ottenere ciò che si desidera, ciò che si brama, senza grandi fatiche o umiliazioni. Difendere la dignità delle donne significa difendere quella della nostra intera umanità: cambiare il sistema dei rapporti, stabilire dei valori meritocratici basati sulle effettive capacità e che permettano a chi vale veramente di salire nella scala del successo, di occupare posizioni di rilievo senza lasciare il dubbio (o la certezza, in tantissimi casi) che quel successo si sia ottenuto con le misure del proprio corpo o la lunghezza della propria lingua, dedita al servilismo più umiliante pur di scalare le vette. In quelle piazze c’erano ieri migliaia di persone: donne e uomini semplici, che sfangano la loro vita facendo i turni in una fabbrica che chiude, che si alzano alle cinque del mattino per far crescere i loro figli; ma anche uomini e donne affermate, persone che con la loro bravura e la loro capacità hanno concretizzato i loro sogni senza scendere a compromessi o ricercare mercenarie scorciatoie lungo la strada del successo. Volti noti e non, volti sorridenti ed incazzati, tutti pronti ad urlare al mondo la loro rabbia, la loro desolazione; e nel loro grido disperato un chiaro invito a tutti di noi di lottare per difendere quanto di più importante abbiamo: la dignità di essere uomini.

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