lunedì 21 marzo 2011

Un Sogno Chiamato Pace

L’hanno definita “Odissea all’alba” ma forse sarebbe più giusto rinominarla “Iliade di un’utopia chiamata Pace”, il lento ed inesorabile vagabondare di una bandiera dietro la quale sembrano nascondersi solo morte e terrore. L’ennesima risoluzione dell’Onu, non condivisa da tutti, si è trasformata alle 17,45 di un sabato di festa in una drammatica pioggia di missili "intelligenti" (ma lo sarà mai la mano che li guida?) che hanno illuminato a giorno il tramonto della terra libica e di un sogno vanamente abbracciato dall’intera umanità.

In queste drammatiche ore in cui il brusìo degli aerei e il frastornante risuonare delle bombe sono tornati a farla da padrone, sorge il dubbio su quale sia il vero scopo della politica, della conciliazione, di continui fiumi di parole troppo spesso inutili e prontamente soverchiati dalla mano armata dei Signori della Morte.

Il mondo, o almeno una parte di esso, è in guerra contro il truce e sanguinario Gheddafi, il despota che fino a ieri non pareva così pericoloso e bellicoso; anzi, per qualcuno era pure un “amico” da osannare e di fronte al quale era necessario genuflettersi nel nome del vil denaro e degli interessi.

Ora no, non più. In difesa di un popolo da lui stesso dilaniato , si levano nel cielo i nostri aerei portatori di pace, se mai pace possa esistere sotto continui ed incessanti bombardamenti. Francia, Inghilterra e Stati Uniti si ritrovano di nuovo fianco a fianco come in Iraq, come in Afghanistan, come in tutte quelle terre dove lo straziante grido di aiuto si alza, inascoltato, verso il cielo.


Viene però il dubbio, pensando a quelle tante popolazioni sterminate da dittatori sanguinari, che ci sia pace e pace, e che i Signori della Morte intervengano solo dove esistono interessi concreti, si chiami esso petrolio o altro bene prezioso.
Ci sono terre africane (e non solo) dove nessuno si sogna di porre piede, dove le risoluzioni dell’Onu non arrivano, dove il silenzio dell’informazione è più subdolo e violento delle stesse armi del nemico.

E l’Italia ? Il paradosso nostrano è qualcosa di avvilente, tra politici che non perdono occasione per litigare ed attese che sanno tanto di “Vediamo come va, poi forse interveniamo”. "Poi, forse"; e spinti dalla paura di perdere le conquiste economiche mercanteggiate con il truce dittatore, eccoci pronti a fare la nostra parte, fors’anche per difendere un territorio che rischia di essere invaso da migliaia di profughi con il beneplacito di un’Unione Europea a cui siamo totalmente invisi.

Bombardare, dunque, è diventato l’unico modo per imporre la pace ? Far piovere migliaia di missili su vittime inermi già duramente colpite dai loro stessi fratelli è la strada giusta per sanare una guerra civile ? Dove falliscono le diplomazie, subentra la morte, il terrore: e troppo spesso, ultimamente, al suono delle parole si sostituisce il terrificante rumore di una mitragliatrice.

Che Dio ci aiuti, se un Dio distratto trova ancora il tempo e la voglia di sprecare le sue energie per questi suoi figli, per questo genere umano sempre più prossimo all'autodistruzione.

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