martedì 4 ottobre 2011

Quando Finisce un Amore


"E così Sergio un giorno decise di lasciare Emma". Il finale di una triste fiaba, di un amore forse mai corrisposto, una relazione spesso burrascosa che si è conclusa come nella miglior tradizione del cinema romantico americano, con una lettera, una lunga epistola nella quale il fuggiasco cerca di spiegare le sue motivazioni. Niente Sms dunque, lontano dall’attuale tradizione giovanile dove un “per” diventa una X e un “che” una K, ma un’epistola lunga e, certamente, sofferta.
Sergio lascia dunque la Confindustria, ed essendo il padrone della Fiat, è come se il Vaticano decidesse di lasciare la Chiesa Cattolica gettando nello sconforto le centinaia di migliaia di piccole chiese sparse sul nostro territorio.
Ciao Fiat, addio Confindustria, salita agli onori della cronaca per il pesante attacco al Governo, per quei patti firmati con le Organizzazioni Sindacali, con il chiaro intento di non seguire Mr. Cashmere nella selvaggia foresta di facili licenziamenti ed allegre gestioni.
Ma ci sarà solo questo dietro l’abbandono della più grande azienda italiana ? C’è forse la voglia di aprire nuovi orizzonti, trascinare con se nuovi proseliti, lasciando che quel poco di buono che è rimasto in materia di diritto dei lavoratori venga mandato al rogo nel nome di una flessibilità che sempre più si avvicina ad una schiavitù ?
O forse c’è dell’altro, cose che Marchionne non può e non vuole dire, ma che probabilmente ben si sposano con le pesanti accuse che il pontefice Della Valle ha sparpagliato su tutti i quotidiani nazionali ?
 La Fiat, come del resto tutto il nostro Paese, non naviga in ottime acque: il mercato dell’auto piange, il mercato azionario ancor di più, e forse latitano anche i fondi per il rilancio di Mirafiori; già, quel rilancio che doveva avvenire col Suv nel 2012 ma che verrà posticipato al 2013 e, chissà, vedrà la luce nel 2014, con uno stabilimento che giorno dopo giorno perde uomini e pezzi, speranze e futuro.
In un quadro così drammatico, non stupisce che il buon Sergio pianifichi di lasciare l’Italia di un Governo preoccupato solo di spostare ministeri e salvare pregiudicati e che offre un’alternativa, nel caso di caduta del prode Silvio, ancor peggiore dell’attuale situazione (a riguardo è esplicativo come sempre l’editoriale di Travaglio sul Fatto odierno); e ben sappiamo tutti che quando la nave affonda a salvarsi sono i Comandanti e non i mozzi.
Però bisognerebbe pensare non solo a quello che la Fiat ha dato al Paese in questi anni, ma anche a quello che ha ricevuto in materia di ammortizzatori sociali, di spintarelle più o meno lecite, di incentivi a comprare macchine prodotte in Polonia o Brasile.
Ecco: forse più che lasciare Confindustria (chissà che ne penserebbe l’Avvocato) bisognerebbe cercare di proporre alternative concrete all’attuale crisi, sempre e comunque nel rispetto delle parti sociali e, in particolar modo, dei lavoratori.
Ma Sergio lo aveva detto tra le righe che avrebbe lasciato prima o poi Confindustria: il problema è che ha detto anche (e nemmeno tra le righe) che avrebbe lasciato l’Italia: vuol quindi dire che siamo prossimi a questo drammatico passo ?

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