lunedì 3 ottobre 2011

Una Milano da Bere

Cinque bicchieri sul tavolo del bar, cinque calici amari che hanno rattristato la già buia domenica di una Milano bevuta e sempre più proiettata verso un autunno nebbioso e pieno di insidie.
Prima il Napoli, tre bastonate sulla schiena di coloro che solo un paio di anni fa erano sul tetto d'Europa e ora paiono prigionieri di fantasmi che non sarà certo la nuova mano di un condottiero a scacciare; poi la Juventus, un dominio indiscusso sui campioni rossoneri incapaci di far brillare lo scudetto cucito fieramente sul petto e vittime dei clamorosi sbandamenti di una difesa esposta al limite del ridicolo.
Inter e Milan crollano all'apparir del vero, nella giornata in cui era loro richiesto uno squillo furente per far capire alle più accreditate rivali che la crisi era passata, almeno nel football, e che nel gioco erano ancora loro a dettare legge.
Invece no. Lassù svetta il bianconero della sempre più sorprendente Udinese e della Juve del nuovo corso, quella che capisce che Chiellini è un esterno e non un centrale, e poco sotto, un punticino soltanto, quel sud inviso alle camice verdi e ben rappresentato da Napoli, Palermo e Cagliari.
Immagini di un dì di festa che potrebbe sconvolgere le recenti gerarchie, malgrado le cappellate di Rocchi e di Abbiati, malgrado le pesanti assenze che, sole, non possono rappresentare l'alibi alla pesante debacle.
Che ci fanno, ad esempio, Nagatomo ed Obi nei verdi pascoli di Maicon e Chivu ? Perchè lasciare al nemico il delicato piede di Pirlo per sostituirlo col ruvido Boateng ?
Certo, siamo solo agli inizi e tutto può essere stravolto in questo campionato che non pare avere un solo padrone; ma basterà alle rivali lombarde recuperare i tanti, forse troppi, fuoriclasse infortunati ?
Per intanto Juve e Napoli si godono una vetta tanto agognata quanto, forse, insperata. Una domenica di fasti che da tempo le grandi contendenti degli anni 80 non sapevano più vivere, intristite da retrocessioni e campagne errate che per troppo tempo le hanno tenute lontane dalla loro posizione naturale.
E ben vengano le belle sorprese sopracitate, dall'Udinese che sforna nuovi talenti al Palermo del focoso Zamparini che sogna di mangiare panettone e colomba con lo stesso allenatore se tutto questo può rappresentare una ventata nuova in un calcio malato ed arrovellato su se stesso; perchè del nuovo c'è bisogno per ridare entusiasmo, amore, voglia di domeniche allo stadio.

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