lunedì 26 dicembre 2011

Addio Maestro...

Forse ha spento i suoi occhi stanchi di vedere l'ennesimo scempio di quel fascismo da lui sempre stoicamente combattuto, fosse quello di Mussolini, quello della DC o quello più recente della Finanza. Giorgio Bocca, un maestro per chi ama un certo tipo di giornalismo, si è spento a Milano, lontano dalla sua terra amata, quella provincia di Cuneo di cui era una bandiera per sobrietà, fermezza, sincerità profonda. 
Se n'è andato prima di vedere la sua amata Patria, quella per la quale aveva deciso di combattere nelle sue valli per ridarle la libertà perduta, sprofondare completamente e in maniera travolgente dopo i tanti anni di potere del suo nemico pubblico, quel Silvio Berlusconi per il quale mai ha avuto una semplice parola d'elogio.
Amato e odiato come solo chi non ha paura di assumere comportamenti estremi può essere, sempre in aperta polemica con il suo amico-nemico Gian Paolo Pansa, poteva apparire a volte come un personaggio controverso per i suoi palesi appoggi a uomini o ideologie politiche che finiva per osteggiare quando troppo si allontanavano dal suo pensiero: è nella nostra memoria l'incondizionato appoggio a Craxi o alle ideologie della Lega Nord poi apertamente criticate ed osteggiarle perchè deviate rispetto alla strada d'origine.
Certo, ci mancherà la sua arguta penna, una penna non schiava del potere come le tante, troppe di questa nostra epoca di finti lacchè e  giullari di corte pronte a spargere petali di rosa lungo la strada del signore di turno, e siccome appaiono pochi coloro in grado di raccoglierne l'eredità sarà un vuoto difficile da colmare per l'intensità, la sobrietà e la durezza dei suoi scritti, spesso fonte di discussione perchè mai votati a compiacere questo o quel potente.
Addio Maestro, addio ad un grande uomo che adoro salutare in questo momento con un'estratto di una sua intervista rilasciata a l'Espresso nel 2007: "Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l'emancipazione civile dell'Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c'erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori impresa. Invece mi trovo un paese in condominio con la mafia. E il successo di chi elogia i vizi, i tipi alla Briatore". E' ancora lontano, caro Giorgio, questo tempo; ma forse meno lontano di quello che tu ed io temiamo.

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