giovedì 28 giugno 2012

Che Sia Solo Calcio


Si levino i vessilli, squillino nell'azzurro cielo altisonanti le trombe. Dalle pagine dei nostri ineffabili quotidiani, frammenti di incomparabile poesia ci accompagnano verso la partita del secolo (l’ennesimo e non ultimo di una lunga serie). C’è un Gramellini su La Stampa (o la Busiarda, come tanti sabaudi amano definirla) che, dopo un’intervista dal vago sapore “genuflesso” al Dott. Cav. Laude cum magna Gabetti, strappa lacrime in una pagina che parte dal 1970 per sfociare, indelebile nella memoria, alla magica notte di Dortmund nel 2006. E che dire di Gianni Valenti che, ovviamente sulla Rosa, disegna quel quadro da solitudine di strada dimenticando i frastuoni dei tanti maxi schermi allestiti qua e la per lo Stivale.
Stasera, signori, ci sarà Italia – Germania; non Merkel Monti, Hitler Mussolini, Btp e Bund tedeschi ma Pirlo contro Ozil, Gomez contro Balotelli, Prandelli contro Lowe, lo scaccolatore folle più volte immortalato dalla Gialappa’s nella disperata ricerca di segnali di vita all’interno delle sue teutoniche narici.
Una partita, importante, significativa, ma pur sempre e solo una partita di calcio al quale nessuno deve dare valori simbolici diversi o cercare motivazioni quali l’orgoglio ferito dei nostri molti connazionali che vivono all’estero e che forse, malgrado la distanza, vivono anche meglio di noi.
Una partita che d’improvviso ravviva l’orgoglio nazionale dopo che, come sempre, "il calcio è marcio", "fa schifo", "siamo stufi, basta con le combine", "tutti in galera", "Prandelli non vale niente", "che ci fa Balotelli in nazionale", "perchè non c’è Totti" (il nostalgico partigiano non manca mai), e basta una mezza partita con una squadra priva completamente di palmares internazionale come l’Inghilterra per riamarla, riabbracciarla, risentirsi vicini e uniti.
Non sarà importante il risultato, anche se, giunti a questo punto, sarebbe bello provarci: lo scarso calcio italiano e il povero Prandelli hanno fatto il loro giungendo al minimo traguardo richiesto e da qui in poi tutto ciò che verrà sarà un di più regalato a scettici e trionfalisti dell’ultima ora.
Certo, vincere un Europeo dopo la monetina del ’68 e a trent’anni dalla storica impresa in terra di Spagna acquisterebbe un sapore particolare e, senza forse, aggiusterebbe un po’ l’immagine dello sport più amato in Italia prima dell’ennesima farsa in cui rischia di affogare lo scandalo scommesse dove, come al solito, pagheranno in pochi le colpe di tutto un sistema marcio sino al midollo; ma soprattutto sarà bello domani poter leggere una notizia allegra in mezzo al letame ed alla melma in cui quotidianamente, classe politica grazie, ci troviamo a navigare.

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