lunedì 25 febbraio 2013

Il Traditor Mancino

“Traditore. Illuso. Scandaloso. Poveraccio”. Quanti epiteti sono piovuti sulla mia miserrima capa per aver tradito, come tanti altri fulminati sulla via di Damasco, il diktat di un Partito Democratico che tale, in questo proliferare di insulti, non si è certo dimostrato.


Addirittura “Fascista” a chi, come il sottoscritto, ha posto la sua croce, dal 1983 al 2008, ora su Rifondazione, ora sulla Margherita, Ulivo, PD nella piena ed erronea consapevolezza che il bene alloggiasse da quelle parti; ma se d’improvviso decidi di cambiare, se di colpo trovi in altro la realizzazione dei tuoi pensieri, allora diventi il nemico da attaccare, lo stolto che inebriato da surreali utopie si lascia irretire dal pifferaio magico, senza tenere in minima considerazione una semplice constatazione: di aver buttato alle ortiche, per più di vent’anni, il mio democratico diritto di esprimermi.
Eh si, perché solo ora mi rendo conto di non aver mai votato “per qualcosa”, ma solo contro, in opposizione ad un’idea, ad una persona che mai avrebbe potuto rappresentare il mio pensiero ed i miei interessi; e sempre più sono convinto, dopo aver visto l’atteggiamento ostile di tanta, troppa sinistra, di essere stato un elettore passivo che decideva non per il meglio, ma per il meno peggio.
La Sinistra, in questi vent’anni, è stata un’autentica delusione. Liti da cortile, sgambetti traditori, e poca, pochissima proposta. Non dovevi mai votare per un programma, ma solo “per non far vincere Berlusconi”, il demone riconosciuto, il distruttore del nostro Paese; e ora che il suo appeal pare in calo (pare, vedremo), ecco il nuovo mostro, il nuovo nemico da abbattere, il personaggio contro cui lottare perché simbolo dell’Italia cattiva: Beppe Grillo.
Eppure se Grillo è nato, una ragione ci sarà, ma mai che da sinistra arrivi un’analisi ed un’ammissione di colpa perché loro, dall’alto di un piedistallo traballante, non sbagliano mai.
Non hanno mai sbagliato quando con le loro beghe hanno fatto cadere Prodi, così come non hanno mai sbagliato quando, al potere, hanno smentito il loro programma elettorale non realizzando le cose basilari su cui fondavano la loro politica. Vent’anni di conflitto di interessi sbandierato e mai realizzato, vent’anni di Monte dei Paschi e altri furti che, per gravità e numero, poco si discostano da quell’altra ala politica contro la quale scendevamo in singolar tenzone.
E poi il rinnovamento mancato (persino Renzi era diventato un "nemico"), i continui balletti sulle alleanze, e ultimo, per tempistica ma non per gravità, l’appoggio sconsiderato al governo Monti, un appoggio bollato con quel “senso di responsabilità” che ha prodotto le abominevoli leggi del lavoro e delle pensioni, e creando nel contempo quel nuovo popolo di seicentomila esodati.
Responsabilità ? Quale ? La responsabilità, da eletto, ce l’hai verso il popolo e non verso un tecnocrate che ha svenduto il nostro Paese e che ci sta obbligando, al di là del risultato di queste elezioni, allo schiavismo nei confronti dell’Europa e delle Banche.
Tutto questo, però, è scivolato addosso alla Sinistra, così come riforme sulla legge elettorale, sui finanziamenti ai partiti, sulla concessione degli spazi televisivi, tutto fatto in appoggio al nemico-amico di Destra che a parole si odia ma coi fatti si aiuta.
Se Grillo esiste, è perché il vuoto politico creato da questi atteggiamenti ha portato la gente non solo ad un banale voto di protesta, ma alla ricerca di un qualcosa di diverso, di qualcuno che parlasse si alla pancia, ma quella prosciugata e svuotata dal dissesto che Sinistra e Destra hanno indistintamente creato.
La Destra, forse, tutto questo lo ha capito: ma incapace di liberarsi del suo padre padrone, continua imperterrita su una strada pericolosa e piena di falsità.
Per la Sinistra invece, forse è finito il tempo dei facili insulti e di quell’atteggiamento stucchevole da primi della classe: perché se tali si vuole essere, bisogna cominciare a dimostrarlo sul campo, nella vita comune, con azioni concrete che convincano la gente a votare “per scelta” e non solo “contro” questo o quello, dimostrando finalmente di essere una forza politica degna di tale nome.
Io, forse, con il voto a 5 Stelle ho commesso un errore imperdonabile, e solo il tempo me lo saprà dire; ma, visto il passato, rischierà soltanto di essere l'ennesimo errore da aggiungere alla lunga sequela di un ventennio di voti gettati al vento.

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