lunedì 6 maggio 2013

Manifesta Superiorità


Ventinove ? Trentuno ? Fate voi, secondo la vostra fede e la vostra sensibilità, ma di certo quest’ultimo scudetto verrà ricordato come quello di una supremazia schiacciante e, a tratti, imbarazzante. Allo strapotere bianconero non ha retto il Napoli di un grande bomber come Cavani, unica oasi nel deserto della mediocrità;  e nemmeno il Milan che trovato in Balotelli un moderno Lazzaro, ha riacciuffato quel posto al sole che, per quanto visto, spetterebbe forse più alla Fiorentina, bella ma ancora acerba, e che se non si perderà potrà rappresentare una credibile antagonista per il futuro.
Il resto è nulla, buio assoluto. Da una Roma vittima dell’incubo zemaniano ad un’Inter dilaniata dai suoi limiti prima ancora che dagli infortuni. Frattaglie di campionato come queste ultime tre giornate che poco aggiungeranno alla sua storia, se non fissare i nomi di chi verrà eliminato al secondo turno di Europa League e di chi accompagnerà Pescara e Siena (si direbbe il Palermo ridicolizzato da Zamparini) nella cadetteria.
Poca roba per contrastare una Vecchia Signora apparsa solida ma non straripante, costante e concentrata su un obiettivo che mai sarebbe potuto sfuggirle perché troppo evidente il divario con il resto delle antagoniste. Solo una piccola scossa di assestamento, quella sconfitta a Roma che pareva poter riaprire i giochi, un’illusione durata un battere di ciglio prima di riprendere un cammino trionfale come solo le grandi sanno tenere. Certo, rimane l’amaro per quel quarto con il Bayern, ma lo strapotere teutonico non lascia adito a rimpianti perché più di così, questa Juventus, non poteva fare.
Lode dunque ai suoi preziosi interpreti, a quei Vidal Marchisio e Pogba irrinunciabili, a quei Bonucci e Barzagli insuperabili, alla corrente alterna di Andrea Pirlo e alla sfuriate in fascia ora di Liechsteiner, ora di Asamoah, ora di Padoin il tutto sotto il vigile occhio del “pensionato” Buffon e di quel condottiero a cui la Juve non può e non deve rinunciare: Antonio Conte.
E’ stato il mister il valore aggiunto di questi due anni, il plasmatore di gioco e la fucina di grinta che ha sopperito alle lacune tecniche di un attacco non sempre all’altezza, una pedina troppo importante per sacrificarla sull’altare del presunto arrivo di Ibrahimovic.
L’ex Capitano ha saputo ridare una precisa connotazione ad una società persa alla ricerca di un filo conduttore bruscamente interrotto con Calciopoli e tirando fuori il massimo da ogni singolo componente della rosa: fondamentale dunque mantenerlo alla guida per proseguire in un cammino costellato di successi.
Certo, stridono e non poco le dichiarazioni rilasciate dopo il matematico trionfo, parole che fanno intendere distanze siderali tra i suoi desiderata e gli obiettivi di una società giustamente attenta ai conti ma obbligata a fare il salto di qualità per poter competere con le grandi di Europa.
Sarà un’estate ricca come sempre di succulenti nomi (i top player li chiamano) e di sogni ad occhi aperti che per i tifosi juventini svaniranno come neve al sole; il presente è invece una trionfale passerella, un’imbarazzante e manifesta superiorità ed una terza stella che, lo si voglia o no, pare ormai impossibile non cucire a breve sul petto della Vecchia Signora.
Complimenti Juventus: numeri e fatti, e non parole od illazioni, fanno la storia di questo amato e odiato mondo pallonaro.

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