lunedì 23 gennaio 2017

Giornalaio

Edicolante, giornalaio: l'ultimo baluardo di una strenua resistenza contro lo strapotere dei centri commerciali e dei supermercati dove la vita si trasforma in un rapido e vuoto consumo senza la gioia di un sorriso, senza quelle due chiacchiere che trasformano insignificanti e fugaci momenti in attimi di saggezza popolare.
Siamo noi i fanti del nuovo secolo, quelli mandati allo sbaraglio per resistere, per difendere i piccoli commercianti, per far capire al mondo che senza di noi la vita diventa un carrello pieno di cose inutili e di breve scadenza, come quei mille inutili pacchetti che raccattiamo dagli scaffali convinti che una scritta come “offerta speciale” trasformi dell'insalata scaduta nell'occasione della vita che come tante altre lasceremo marcire nel fondo di un frigorifero stracolmo di nulla.
Per qualcuno siamo il primo sorriso del mattino, per altri le prime due parole scambiate con il mondo, per tanti quei mezzi busti (chissà se avranno mai le gambe questi edicolanti) racchiusi in un chiosco polveroso dal quale sembrano non uscire mai; ed in effetti mai dovrebbero uscire perchè c'è sempre l'ultimo imbecille che ti vorrebbe sul campo di battaglia dalle cinque del mattino alle dieci della sera.
Siamo quelli dell' “Avete per caso...” (avete chi se ci sono solo io ? Siamo tornati al Voi di rinascimentale memoria ?) e che peccato se non possiamo ricevere ottantasettemila riviste diverse perchè non ci basterebbe il Lingotto Fiere per contenerle tutte.
Siamo quelli dell' “Ha da cambiare....” quando arrivate con cinquanta Euro per prendere Giallo (80 centesimi di inutili “Cairate”) e ci guardate male se non abbiamo quarantanove euro e venti centesimi da darvi di resto alle sei di un gelido mattino riscaldato solo dal ricordo di una masiniana canzone che vorremmo tanto dedicarvi.
Siamo i tuttologi dei giorni nostri messi a rischio solo dalle certezze del popolo dei social; sappiamo tutto di Pogba e Federer, di Renzi e Berlusconi, di Tex e Nathan Never, di Pokemon e del real deretano della signora Belen che campeggia su quasi tutte le riviste di oggi. Dobbiamo conoscere il sunto dell'ultimo buongiorno di Gramellini (che evito accuratamente di leggere per non intasare il mio piccolo bagno chimico) e le stilettate di Travaglio, ma a volte possiamo cadere sulla love story tra Giorgio e Gemma e se la signora Gregoraci è tutta originale o presenta delle parti in gomma; e questo, un perfetto edicolante, non può assolutamente permetterselo.
Però siamo anche quelli del “Vado dal giornalaio” che trasforma il rapporto commerciale in un morboso senso di possesso facendoci diventare ( e con sommo piacere ) una sorta di biblioteca personale perchè vi teniamo la copia, vi cerchiamo l'introvabile, prevediamo addirittura che certe cose vi possano interessare.
Siamo in via di estinzione, come le tigri del bengala, divorati ogni giorno da una crisi economica che corrode gli anelli più deboli dalla catena del commercio: e noi, con quel 18% di guadagno sul costo della rivista, non possiamo sottrarci a questo triste destino.

Eppure c'è chi resiste, chi lotta disperatamente ogni giorno per tredici lunghissime ore nella convinzione di una semplice e banale considerazione: che nessuno, né oggi né mai, potrà sostituire il nostro sorriso, la nostra generale conoscenza, il nostro buongiorno urlato in una piazza a volte troppo deserta.

2 commenti:

  1. Tutto vero, ma, mi spiace, "vado dal mio edicolante" non si può sentire, vado dal giornalaio!

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  2. Andiamo tutti dal giornalaio,ho diventerete sterili!

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