giovedì 9 febbraio 2017

Caro Direttore,

Caro Direttore,
stamani, con le copie de La Stampa e i relativi inserti per i festeggiamenti dei 150 anni (a proposito tanti auguri) dello storico quotidiano piemontese, abbiamo ricevuto anche la Sua missiva con l'invito ad assicurarci “che il supplemento venga abbinato al giornale nel momento della vendita” per non vanificare il Vostro grande ed indiscutibile impegno.
Assicurarsi che il supplemento venga distribuito con le copie normali del quotidiano significa, per noi edicolanti, abbinare i due giornali, piegarli e venderli in coppia come praticamente facciamo tutti i giorni per qualsiasi giornale che abbia un supplemento in allegato.
C'è qualcun altro che lo deve fare per noi ? Non credo, visto che tale impegno ci viene anche economicamente riconosciuto (abbiamo un incremento sull'aggio di € 0,0185) e quindi è nostra assoluta responsabilità garantire che il prodotto sia conforme a quanto previsto.
Stamattina perciò, caro Direttore, abbiamo preso le nostre copie verso le 5,30, le abbiamo stirate e sistemate come meglio si può (purtroppo sempre più spesso arrivano quotidiani strappati o appallottolati come carta straccia), le abbiamo contate (non sempre i pacchi da 40 contengono il numero esatto di copie previste) e abbiamo provveduto ad abbinarle al prezioso cimelio commemorativo, talmente prezioso da spingerLa a scriverci la missiva per ricordarci i nostri doveri.
Una domanda però, mentre svolgevo la consueta operazione, ha illuminato un cielo così cupo e piovoso: avranno fatto tutti così ? Anche nei supermercati o grandi punti vendita un addetto si sarà messo alle 8 del mattino ad abbinare giornale e supplemento, oppure il cliente se lo deve andare un po' a cercare (e magari raccatta solo il supplemento gratuito lasciando morire negli scaffali la copia del quotidiano) ? E nelle scuole, dove piovono copie grazie al progetto Cultura (progetto che ricordo prevederebbe l'utilizzo dei quotidiani a scopo didattico e non come suppellettile in sala professori o pronto al trasbordo verso casa per la gioia di papà che da tempo immemore non lo compra più) se ne saranno occupati i bidelli oppure, più semplicemente, non sono stati inviati ?
Insomma, caro Direttore, al posto di amabilmente bacchettarci come qualche volta Le capita di fare (indimenticabile la lettera su Origami da cui si evinceva che l'insuccesso del prodotto dipendesse più dalla scarsa visibilità che noi gli davamo piuttosto che dallo scarso appeal che suscitava presso i lettori) sarebbe forse il caso di cominciare a capire che il problema della crisi dell'editoria non dipende da noi, sempre presenti dalle cinque del mattino a svolgere il nostro compito.
C'è una crisi economica devastante, una crisi di idee e qualità deprimente, una partigianeria sui quotidiani che sfiora il ridicolo, senza parlare dei tanti problemi che la concentrazione presso un'unica società di diffusione per provincia crea soprattutto a noi edicolanti, anello debole di una catena arrugginita da scelte non nostre.
Noi la nostra parte cerchiamo onestamente di farla: ora tocca a voi farci capire se ancora vi interessiamo o è meglio affondare la cultura tra una scatola di piselli e uno spaghetto Barilla.
Con affetto

Alessandro

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