lunedì 13 febbraio 2017

La Rivincita delle Figlie del Vento

Se fossero nate trent'anni più tardi probabilmente Rosa, Tonia, Ledi e Piera avrebbero potuto ascrivere i loro nomi nell'albo d'oro dei vincitori del Festival di Sanremo; ma nel 1973 “Sugli Sugli Bane Bane”, canzone “culinaria” dal vago sapore erotico, era solo figlia del vento e non dei social o di un cybermondo che, sepolti in cantina i soloni della critica, ha deciso di premiare il balletto di un gorilla piuttosto che il grido di dolore di Ermal Meta.
Gabbani è dunque il vincitore di Sanremo, un Sanremo che porterà con se, come di consueto, sterili polemiche e inutili canzonette, ma che è stato significativamente premiato, e a mio avviso al di là dei propri meriti, da numeri di ascolto da capogiro e di cui lui incarna una pesante rivincita: quella degli Elio, dei Fanigliulo, dei cantori di quell'ironia contro la quale troppo spesso i solerti critici hanno storto il naso classificandola come “canzonetta”.
Certo, come sempre la vera musica sta da altre parti (ma in Italia da parecchio tempo corre su altri canali), o forse siamo noi, vetusti e garuli smanettatori di Social, che non siamo stati in grado di coglierne i segnali, ben rappresentati dal Rovazzi di “Andiamo a comandare”.
Gabbani è bravo, simpatico ed è un discreto autore con un buon passato alla spalle; e la sua canzone, quell'Occidentali's Karma così allegra nelle sonorità, otterrà sicuramente un gran successo in tutte le radio e negli I Pad di tanti giovani alla ricerca di quella spensieratezza che noi, con la nostra social rabbia e il peso di un fallimento sulle spalle, cerchiamo in tutti i modi di negar loro.
Per il resto scende, inevitabile, la notte sulla lunga ed estenuante kermesse sanremese. Cala l'oblio sui troppi prodotti dei talent che hanno invaso il palco con la pochezza delle loro proposte (Chiara e Bernabei erano al match point e lo hanno pesantemente fallito); cala sui “big per una notte” che torneranno tali solo nella prossima edizione (l'eccezione per Mannoia e Turci è però d'obbligo) e cela sotto il suo manto gli ameni inganni dei tanti, troppi ospiti inutili se non per la solita marchetta o per giocare su battute e doppi sensi che a volte lasciano indifferenti mentre altre volte irritano per volgarità.
Ai titoli di coda è giunta anche l'era Conti, un'era geologicamente lunga ma sicuramente di successo, che lascia la porta aperta a tantissimi dubbi ma anche ad alcune, inossidabili certezze: la pioggia di presunti talenti promossi immeritatamente a Big, le polemiche sui compensi di conduttori ed ospiti e i Sepolcri aperti dai quali usciranno ancora non i fantasmi del Foscolo ma i tanti mausolei dell'italica canzone, i troppi saccenti critici ormai consunti dal tempo e l'imperturbabile e immancabile opinion leader Alba Parietti.


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