domenica 19 febbraio 2017

50 anni di Te

Mio Dio, e sono 50 Roby; come passa inesorabile il tempo. Sembra solo ieri che con il tuo rigore rifiutato a Firenze spaccavi in due il mondo bianconero ed oggi rivedo il tuo codino imbiancato dagli anni che ci siamo tristemente lasciati alle spalle.
Non sarò (forse) melenso come Cremonini ma è certo che per me sei stata la nona meraviglia del mondo, la classe pura e la poesia prestata ad uno sport che ormai vivo più da innamorato abitudinario che non da appassionato e sanguigno tifoso quale ero.
Forse dovrebbe arrivare un altro come te per riaccendere quella fiamma che si è spenta, una fiamma che mi ha spinto persino ad amare altre maglie solitamente invise al mio essere tifoso; ma in natura potrà esistere ancora un altro Baggio ?
Io credo di no. Io credo che un personaggio come te sia irripetibile, e non solo per le magie che ci hai regalato a cominciare da quello slalom in terra partenopea dove i fratellini di Maradona sembravano attoniti e inermi spettatori abbagliati dalla luce della tua immensa classe.
Una perla, una delle tante che domenicalmente gonfiavano i miei occhi di innamorato della tua sublime arte.
Eppure, caro Roberto, hai avuto tanti, forse troppi detrattori: da chi ti accusava di non aver mai vinto nulla di importante, da chi ti ha gestito temendo di essere offuscato dalla tua grandezza, da chi ancora oggi ricorda il rigore al cielo di Pasadena, come se la colpa di quella sconfitta dovesse pesare solo ed esclusivamente sulle tue spalle e non su quelle di un destino beffardo che ti ha costretto all'epilogo di un grande sogno in condizioni fisiche impossibili.
Io, invece, ricordo tutto ed ho ben chiaro cosa tu sia stato nella storia del nostro calcio. Ricordo gli anni in bianconero, in una squadra ancora lontana dalla menzognera grandezza dell'era Moggi e che tu hai portato agli onori grazie ad un'ineguagliabile classe.
Ma non dimentico quel Milan a spizzichi e bocconi o l'Inter di Lippi, quel Lippi al quale regalasti una qualificazione Uefa malgrado quell'acredine malcelata nei tuoi confronti (un giorno il caro Marcello dovrà spiegarci il perchè di tutto questo).
E che dire della dotta Bologna, dove Ulivieri riuscì a vaticinare sciagure e sventure con la tua presenza in campo e tu ricambiasti il tutto con ventun reti e giocate superbe.
Brescia fu l'ultimo stadio, Brescia che solo nei tuoi anni conobbe la giusta dignità di campionati sereni, Brescia come la Cina o l'America per altri campioni in via di estinzione.
Nel mezzo tre mondiali, tre mondiali da protagonista assoluto ma sempre macchiati dall'avverso destino.
Italia 90, quella perla alla Cecoslovacchia e poi l'assurda esclusione contro l'Argentina: chissà con te dall'inizio se la papera di Zenga sarebbe stata così deleteria ai nostri colori.
Usa 94, quando i motori dell'aereo di un triste ritorno erano già pronti ma tu decidesti di prolungare la permanenza sino a quella maledetta finale, maledetta soprattutto per quell'infortunio che ci privò dell'unico grande attore nella recita conclusiva.
Francia 98, non da protagonista assoluto ma portato a furor di popolo e dove due nefasti centimetri ci negarono l'aureo goal che avrebbe mandato in frantumi i sogni dei nostri odiati cugini d'oltralpe.
Un destino alla Crujiff, e come quel grande mito una storia scritta con la concretezza del campione che ha sempre risposto coi fatti alle facili critiche di chi vi vorrebbe copertine banali piene di ovvietà e buonismo nei confronti di tutto e tutti.

Un fuoriclasse, un uomo, un personaggio fuori dalla consuetudine e da schemi preordinati: auguri caro Roberto, e auguri al nostro calcio di ritrovare altri Baggio e di saperne riconoscere l'inestimabile grandezza.

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