lunedì 3 luglio 2017

Vivere una Favola...

Si, lo ammetto, ho sofferto a non esserci. Avrei voluto lasciarmi trascinare da quella fiumana di persone ed urlare a squarciagola quelle canzoni che sono state la bandiera della mia generazione; ma non ho potuto farlo.
Non ho potuto perchè un lavoro alienante mi blocca negli orari e nei guadagni, o forse ancora di più perchè si è sciolta quella voglia di vivere, quell'ardore che tu, a 65 anni, ancora sprigioni mentre io l'ho seppellito definitivamente tra le pieghe di una vita sempre meno spericolata e sempre più trascinata.
E non ti ho seguito neanche in un cinema o nei brevi interspazi televisivi perchè o ci sei, e sei protagonista di una favola da custodire gelosamente nel profondo del tuo cuore, oppure meglio eclissarsi e sognare.
Si, sognare, sognare o forse ricordare con mestizia quel ragazzino dal fegato spappolato che voleva sentirsi libero, fuori dal gregge che all'unisono segue una scia senza un sussulto, senza una fantasia, senza un'emozione.
L'emozione di una canzone che racchiude uno specifico momento della tua vita, la rabbia di un grido verso il cielo che oggi più che mai, quando ti ritrovi a fare un consuntivo, senti viva dentro a te e ancora non sai trovare le risposte; l'essere come un'isola in un oceano che sfiora i tuoi litorali ma non può abbracciarti completamente, diversi come siamo nelle esperienze, nei percorsi, nelle verità.
Vasco è soprattutto questo: al di là delle melodie, dei virtuosismi della chitarra del momento, di una voce non sempre limpida. Lui è l'unico, indistruttibile erede della scuola cantautorale italiana, l'unico vero rocker italiano, l'unico approdo sicuro contro i melensi rapper o gli inutili prodotti di una scuola di talenti costruiti in laboratorio che per ritagliarsi un “piccolo spazio pubblicità” si rituffano nelle acque di un'isola o nelle giurie di qualche inutile show che impedisca loro il giusto oblio.
Certo, non siamo a Woodstock o a Mosca al Monster of Rock, icone indissolubili di generazioni passate; ma se un'icona la mia generazione di perdenti deve avere, credo che nessuno meglio di lui la possa incarnare.

Grazie Vasco, grazie per questo lungo ed interminabile percorso e soprattutto per il messaggio di speranza che ancora cerchi di lasciarci: che “quella voglia quella voglia di vivere, quella voglia che c'era allora” non è mai morta ma soltanto seppellita sotto le nostre paure, i nostri sogni disattesi, la nostra rinuncia a “vivere una favola”....

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