lunedì 19 aprile 2010

Amaro Montenegro

E’ sempre più la Roma del “veterinario” Claudio Ranieri, coraggioso nell’escludere le due bandiere giallorosse Totti e De Rossi dopo un primo tempo incolore e premiato dalla caparbietà del montenegrino Vucinic, uomo della provvidenza di questa pazza primavera romana.



Certo, peserà come un macigno sulle spalle di Floccari quel rigore che poteva forse chiudere non solo il derby dell’Olimpico ma anche la corsa scudetto, premiando una Lazio fino a quel momento superiore in tutto e per tutto ai cugini. Sarà stata la desuetudine dell’attaccante calabrese a palcoscenici così prestigiosi, ma quell’errore è stata la molla del riscatto romanista che ora può veramente sognare l’inimmaginabile. Sampdoria, Parma, Cagliari e Chievo: quattro incontri da vincere (e sulla carta non sembra impossibile), quattro incontri per strappare lo scudetto a quella che pareva essere un’invincibile armata e che ora dovrà leccarsi le ferite di una stagione in chiaroscuro cercando rivincite in quella Champions League che mai come adesso rappresenta l’ancora di salvezza per Mourinho. Un testa a testa di straordinaria intensità dal quale si è chiamato fuori il Milan, logoro e inconcludente, affondato dal duo Cassano Pazzini che solo la cecità del nostro Mister Lippi tiene lontano dalle porte della Nazionale e che duella a distanza con un altro duo, Miccoli ed Hernandez, bravi a risollevare un abulico Palermo e ad incendiare la lotta per l’ultimo posto valido per la Champions. Intrecci pericolosi tra squadre di testa e coda, con tante pagine ancora da scrivere in un crescendo rossiniano dal quale è esclusa, sua maxima culpa, la Juventus, più impegnata ad origliare dietro le porte di un’aula giudiziaria e a sfogliare la margherita di chi va chi resta piuttosto che cercare di salvare almeno l’infangato onore di una stagione da dimenticare.

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