giovedì 13 maggio 2010

Madama s'è desta

La Vecchia Signora s'è mossa dopo quattro lunghi anni passati sulla riva del fiume. Certo, ci ha messo un po’ di tempo: ma vista l’età, concediamole una rigidità nei movimenti figlia di un’artrosi che non risparmia nessuno, tantomeno una donna anziana come lei. Però, appena vista l’ombra del cadavere trasportato dal lento incedere delle acque, è piombata sulla vittima con un editto di nove interminabili pagine ricco di richieste, rimpianti e sollecitazioni al mondo del calcio perché giustizia sia fatta.

Innalzano i vessilli i rotocalchi amici, relegando a non notizia il serio rischio che il calcio venga dilaniato in sede giudiziaria dal mondo della pornografia, e le copie vanno a ruba come nei lontani tempi delle grandi conquiste. Atto dovuto si dirà, per difendere l’immagine dell’unica società severamente colpita dal tornado Calciopoli e dalle presunte nefandezze del duo Moggi - Giraudo, la strana coppia che tanti figli pare aver proliferato; ma atto troppo ritardato nel tempo, che non cancella l’avvocatesco non agire di quell’estate lontana, che non oblia la prova provata della colpevolezza e che offusca l’inquietante incertezza dell’attuale gestione societaria. Forse si sta cercando di riconquistare l’amore di una tifoseria messa a dura prova in questo quadriennio: dalla serie B alla gestione tecnica (via Deschamps che vinceva, via Ranieri che ricostruiva, via Ferrara e ora Zaccheroni), da campagne acquisti di alto contenuto tecnico (Tiago, Melo, Poulsen e il carneade Andrade per citare solo alcuni capolavori) alle rivolte, con fuga (Tardelli), di chi forse poteva dare un più concreto contributo alla causa. E’ arrivato Andrea Agnelli a dirigere l’orchestra, ma lo spartito sembra indirizzare ad un già noto leif-motiv: il progetto Benitez, sbandierato ai quattro venti, pare drasticamente abortito in favore di una soluzione che prevederà sulla panchina bianconera o Prandelli o Del Neri. E allora sia dato in pasto al popolo un’azione che lo riavvicini a quella maglia: via lo scudetto all’Inter, via chi ha mortalmente ferito la lealtà sportiva dal mondo del calcio, via arbitri collusi e schede telefoniche ad hoc. Certo, ricostruire la verità e ripulire un calcio più giocato nelle aule dei tribunali che sui verdi prati è fondamentale e necessario: ma è altresì importante, almeno per il popolo juventino, ridare dignità tecnica a quella maglia, ricostruire una squadra ed una società sull’orlo di una crisi di nervi, riprendere un cammino che ha nel trionfo la sola, unica ragione d’essere. Oppure vogliamo continuare a fare in modo che gli juventini pensino più ad odiare l’Inter che ad amare la Vecchia Signora?

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