lunedì 7 giugno 2010

Le solite sterili polemiche

Ogni quattro anni i nostri beneamati parlamentari (che siamo noi a votare, meglio ricordarlo) tirano fuori dai loro cassetti un evergreen tanto per riprendersi le prime pagine dei giornali. Stavolta è toccato addirittura ad un Ministro, Roberto Calderoli, che lasciato lo studiolo nel quale si era rinchiuso per evitare i festeggiamenti per l’Unità d’Italia, parte alla carica contro giocatori, Federazione Calcio, presidenti e chi più ne ha ne metta.

Scontato che si tratti di una specie di portafortuna, come pareggiare 1-1 con la Svizzera verde, ecco la tiritera su stipendi troppo alti, premi da ridurre, moralità che il mondo del calcio dovrebbe imparare a darsi per essere in linea con l’attuale situazione di crisi che, improvvisamente, ha colpito l’Italia. Insorge La Russa (toccategli tutto, ma non il calcio), insorge Cannavaro, storcono il naso i benpensanti fieri di quest’ennesima, inutile uscita fuoricampo. Parlare di moralità nel calcio significa non aver letto minimante la storia di questi ultimi vent’anni, con presidenti birbantelli che pagavano miliardi pur di accaparrarsi il giocatore del momento, magari comprandone due al prezzo di uno (Lentini-Sordo ricorda qualcuno ?) o investendo centinaia di miliardi pur sapendo che avrebbe sempre e costantemente sbattuto una capocciata contro la Cupola. Gli stessi detrattori che oggi, sui giornali, appoggiano l’uscita del Ministro erano quelli che ieri tremavano perché Conto TV poteva far cancellare da un tribunale i diritti televisivi di Sky e, fermando il fiume di Euro che tracimava nelle casse delle società, minare le fondamenta del beneamato mondo pallonaro. Non che non siano immorali gli eccessivi guadagni dei calciatori, gente che muove con le loro gesta miliardi di Euro e che fa del calcio il primo business dell’Italia, almeno tra quelli leciti, ma la stessa lezione l’attendiamo da quella classe politica che si scaglia in questa utopica battaglia dimenticandosi dei loro stipendi (spesso anche doppi), delle loro infinite agevolazioni, di quei benefits all’apparenza eccessivi se sommati alle prime due voci. Insomma, se giusti sono i richiami ad una maggior austerità, questa la inseguano prima coloro che al resto del Paese la chiedono; tanto poi, se gli Azzurri vinceranno il Mondiale, tutte le polemiche svaniranno saltando al volo sul carro, pardon “carroccio”, del vincitore.

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