giovedì 10 giugno 2010

Povero Cavaliere

Povero Cavaliere, ormai non ce la fa più. E’ attaccato da tutte le parti, accerchiato come Napoleone nella fossa di Waterloo in attesa del mesto e solitario esilio. Deve fronteggiare nemici disparati ed occulti, pronti a colpirlo in ogni dove, sia essa un’aula di un tribunale, o le macerie di un terribile terremoto, o le pagine di uno dei troppi quotidiani di sinistra che imperano in questo nostro Paese.

Un Ercole moderno di fronte a mille fatiche che con difficoltà sta cercando di affrontare, e dai pulpiti di mezza Italia lancia il suo grido di solitudine e mestizia. C’è quella bieca Magistratura che non smette mai di aprire inchieste ed indagini in ogni luogo e tempo ed è arrivata persino là dove l’intervento del Divino ha lenito il dolore di migliaia di persone pronte ora a trasformarsi in fantomatici Oswald dalla mira infallibile. «Ho ordinato alla Protezione civile di non tornare in Abruzzo perché magari qualcuno gli spara», avrebbe asserito il più grande Statista degli ultimi 150 anni, come se i poveri abruzzesi non avessero problemi ben più grandi da affrontare. Colpa della Magistratura, si, che indaga su un drammatico terremoto che, forse, si poteva prevedere. E che dire di quella stampa, quei giornalisti di sinistra che ad ogni piè sospinto non perdono occasione per pugnalare lui o i suoi adepti, tra case comprate ad insaputa, mani impastate in cricche varie, massaggi, ricchi premi e cotillon. Deve intervenire addirittura di persona, da Floris, per difendersi dalle calunnie di un sondaggio che lo vedrebbe in crisi, un artefizio appositamente creato per gettare ulteriore discredito sul miglior governo della Storia d’Italia. No, meglio metterli a tacere, meglio imporgli un bavaglio perché la smetteranno così di violare la privacy e di informare, in maniera distorta, l’intero mondo; un bavaglio che «migliora le cose perché riduce le fughe di notizie con pesanti sanzioni penali, limita a 75 giorni le intercettazioni, proibisce di pubblicarle». Ma basterà ? Non sarà che, dalla selva oscura, uscirà qualche altro nemico giurato che bloccherà tale disegno, magari non firmandolo, perché «il Capo non si danna più come una volta, tanto qualunque cosa lui proponga gliela blocca l’Europa, la contraddice Tremonti, la osteggia Napolitano». Già: gli amici-nemici. Lui predica l’ottimismo e Tremonti gli spara una manovra da 24 miliardi, magari colpendo a casaccio e non dove si dovrebbe perché bisogna difendere l’elettorato, altrimenti quei sondaggi di Floris si che si trasformano in realtà. Ma lui è forte, “invincibile perbacco”, e anche i Bruto e Cassio vengono ricondotti a più miti consigli e fatti rientrare nei binari tracciati. Così si andrà avanti: un decreto di qui, un ddl di là, maceti pronti a sventrare alberi secolari come la nostra Costituzione, la nostra Storia. “Meno male che Silvio c’è” troveranno i nostri nipoti stampato sui loro libri di storia e alla voce Opposizione, sul nuovo e fiammante vocabolario edito da Signorini-Sozzio, un incipit che sarà tutto un programma: “Termine astratto che rappresenta un vuoto insieme di forze politiche che non fanno parte della maggioranza”.

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