martedì 22 febbraio 2011

Fermatelo !!

Dalla visita di Gheddafi in Italia, anno 2009: "Le imprese italiane avranno la priorità in Libia", assicura Gheddafi nel corso del suo intervento in Confindustria. Gheddafi ha inoltre sottolineato che "non daremo gas e petrolio ad altri paesi a scapito dell'Italia".
L'Italia, ha sottolineato Gheddafi, "ha un gran bisogno della Libia", per questo finché vigerà l'accordo di amicizia e di collaborazione tra i due paesi, la Libia non fornirà gas e petrolio ad altri "a danno dell'Italia". "Non credo - ha concluso - che l'Italia possa commettere qualcosa che causi la fine di un atteggiamento del genere".


"Credo proprio di poter dire che siamo in presenza di una svolta nei rapporti bilaterali", commenta soddisfatta Emma Marcegaglia. La presidente ha sottolineato l'importanza della presenza sia delle imprese italiane in Libia, (da Eni a Enel, da Trevi a Impregilo, da Tecnimont a Finmeccanica, solo per citarne alcune), che dei capitali libici in Italia. "Penso all'ingresso nel capitale Unicredit che ha l'interesse a investire ad altre imprese italiane", ha detto Marcegaglia, ricordando che "la presenza libica in Italia è importante e fa intravedere un possibile rafforzamento. Marcegaglia, che ha anche chiesto alla Libia di costituire per le imprese italiane una zona franca, ha quindi parlato dello stato dei rapporti tra i due paesi che vive una "svolta", portata anche dal "superamento delle condizioni storiche che hanno condizionato il nostro passato".
Queste le principali "presenze" italiane in Libia (o viceversa):
ENI: la compagnia petrolifera numero uno in Italia ha diverse attività in Libia tra cui contratti a lungo termine take or pay. Il cane a sei zampe aveva illustrato un piano di investimenti fino a 25 miliardi di dollari nel paese. Tripoli aveva anche manifestato l’intenzione di acquistare una partecipazione nell’azienda.
IMPREGILO, ASTALDI: Impregilo, la società di costruzioni numero uno in Italia, dovrebbe beneficiare dei rapporti amichevoli tra Berlusconi e Gheddafi, in quanto pre-qualificata per la realizzazione di un progetto autostradale in Libia finanziato da Roma e del valore di 5 miliardi di euro. La società di costruzioni numero due in Italia, Astaldi, ha anche manifestato un interesse a partecipare al progetto. Impregilo era stata citata inoltre come possibile target di investimento da parte dei libici.
FINMECCANICA: la società aerospaziale italiana ha siglato nel 2009 un accordo con la Libia per la cooperazione nel settore aerospaziale e di altri progetti in Medio oriente e Africa. L’accordo prevede la creazione di una joint venture 50-50 di cui faranno parte Finmeccanica e il Libia Africa Investment Portfolio. Finmeccanica ha anche vinto diversi contratti dalla Libia, tra cui uno, l’anno scorso, per la costruzione di ferrovie del valore di 247 milioni di euro. D’altro canto, la Lybian Investment Authority detiene una quota del 2,01% in Finmeccanica.
UNICREDIT. La partecipazione libica nel gruppo bancario è pari al 7,5%, dopo l’acquisizione da parte del Lybian Investment Authority (LIA) del 2,59% del capitale. La banca centrale della Libia è altro azionista di Unicredit, con una quota pari al 4,988%.
FIAT. La Libia corse in soccorso della Fiat nel 1977, sotto invito di Giovanni Agnelli, con l’acquisizione di una partecipazione del 15% circa da parte del Lybian Arab Foreign Investment Company (Lafico). L’investimento alimentò una forte ondata di critiche. Lafico vendette così la sua partecipazione nel 1986, ma nel 2002 riacquistò una quota appena superiore al 2%. Al momento la sua partecipazione è inferiore al 2%. La Libia, infine, è attiva anche nel calcio. Lafico detiene infatti una partecipazione di ben il 7,5% nel capitale della Juventus. Al-Saadi Gheddafi, figlio del colonnello, un tempo f giocatore per il Perugia e l’Udinese – sedette anche nel board della Juventus. La Libia a un certo punto pensò anche di investire sulla Lazio e iniettò fondi sulla Triestina
OLCESE: è attiva anche nel settore tessile, detenendo una partecipazione del 21,7% in Olcese, stando a quanto scritto nel sito Internet dell’azienda.
Ora, di che cosa siamo preoccupati in Italia ? Del crollo in Borsa, degli affari che rischiano di svanire o di tutti quei morti che aumentano di un centinaio di unità all'ora ?


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