domenica 3 aprile 2011

Alexandre Magno


Ora che tutto sembra essere finito, rimangono nella notte milanese solo occhi puntati come stelle abbaglianti su di lui. Ci sono quelli sognanti e pieni d’amore della rampolla di famiglia che, solo potesse, lo divorerebbe come un piatto prelibato della nouvelle cuisine (com’è lontana ormai Stephany dal cuore) e di migliaia di diavoli in pectore che in lui vedono l’eroe di un sogno lungamente accarezzato.
Ci sono poi gli occhi furenti dei tifosi nerazzurri che vedono in lui l'ennesima icona di una disfatta; e quelli lacrimanti di colui che un tempo fu il suo padre spirituale, quel Leonardo forse più ferito dal tradimento del diletto figlio che dai beceri ed assurdi insulti che dalla curva un tempo amica piovono.
Alexandre Pato, il piccolo papero brasiliano, devasta le milizie interiste nella partita dell’anno regalando un pezzo di scudetto al Milan, uno scudetto che sembra ormai impossibile scucire dalle maglie della truppa di Allegri.
Quarantacinque secondi, il tempo di accomodarsi sui sellini di San Siro, e subito l’equilibrio della partita cambia: il ballo di Robinho e Pato nell’area nerazzurra incanalano il match verso una direzione che nemmeno il più ottimista dei tifosi rossoneri osava immaginare.
L’Inter cerca di reagire, ma tra un Abbiati in forma strepitosa ed un Eto’o divoratore di occasioni non sembra questo essere il cielo adatto per far brillare le stelle d’Europa. Chivu con il suo casco sembra un pilota stordito dopo essere stato abbattuto col suo caccia nel deserto; Snejider brancola nel buio di un centrocampo ben presidiato da Gattuso & Co.; Pazzini solo una volta riesce a rendersi pericoloso, ma è troppo poco per impensierire un Milan in stato di grazia.
L’espulsione del rumeno, la zuccata di Pato sulla ciabattata di Abate chiudono il conto, a cui poco aggiunge il rigore trasformato dal solito Cassano, capace di passare in pochi secondi dalle stelle del terzo goal alle stalle di una stupida ed evitabile espulsione.
Il Milan vola, lascia l’Inter a distanza di sicurezza e conta le partite che mancano per arrivare al trionfo con il suo gongolante Presidente che trova il tempo anche di rimandare Balotelli al mittente, non ritenendolo degno dello stile della sua società.
Certo, a vedere Gattuso inveire contro Leonardo (ah triste decadenza dell'umana gente!) viene da chiedersi quale sia questo stile per cui il Supermario nazionale non possa far parte delle brigate del Diavolo, ma sono inezie in una serata che è il tripudio del Milan senza Ibrahimovic (forse proprio non così determinante come lo si vuole descrivere) e la disfatta di un Inter che ancora una volta mette in evidenza la necessità di avere in panchina non solo un bravo tecnico, ma soprattutto un generale che sappia bacchettare e stimolare nel modo giusto un gruppo di campioni dal vago sapore individualistico.
Bravo Milan, ormai prossimo al traguardo, che lascia alle dirette rivali le briciole di un secondo posto che se per il Napoli rappresentano oro, per l’Inter hanno tanto il sapore della terribile delusione.

Nessun commento:

Posta un commento