giovedì 30 giugno 2011

Caduta... "Libero"

La crisi della carta stampata, ormai, si trascina da un paio d'anni facendo sprofondare, giorno dopo giorno, le vendite dei tantissimi quotidiani che imbellettano con notizie le nostre edicole.
L'ultimo grido d'allarme è del "Mascellone", in arte Maurizio Belpietro, che vede il suo "Libero" in caduta costante tanto da costringerlo a chiudere la redazione romana e trasferire i sei, dico sei, giornalisti ivi in stanza a Milano.
I malpensanti hanno subito definito la mossa come un primo passo del giornalista verso la conduzione de "La Padania", come dire via tutti da Roma Ladrona, ed altri hanno sogghignato pensando alla qualità delle notizie riportate che, inevitabilmente, avrebbe condotto il quotidiano fondato da Feltri (che tra l'altro se l'è recentemente data a gambe levate per tornare al Giornale) alle soglie del baratro.
Le ragioni, invece, paiono essere altre, e malgrado ciò ci rattristi, dobbiamo constatare che il grosso problema riguarda i mancati introiti pubblicitari budgettizzati con la Visibilia (la concessionaria di Nostra Signora Santanchè sostituita ad inizio anno dalla più credibile Publikompass) ma soprattutto il fatto che " Da tre anni - scrive ai suoi sudditi Belpietro - il quotidiano Libero non riceve finanziamenti statali pari a 6-7 milioni di euro annui".
7 milioni di Euro ? Capperi, calcolatrice alla mano sono circa 19.000 Euro al giorno pari, considerando il costo di una copia a 1,20 Euro, a 15.980 copie che il Mascellone dovrebbe vendere in più alle edicole.
E dove li troviamo sedicimila volontari che scuciono soldi per leggere Libero ?
Certo, nel lunghissimo elenco dei giornali che ricevono denaro pubblico non c'è solo la feltriana creatura, ma anche, ad esempio, l'Unità, l'Avvenire, il Manifesto, la Padania finanche al Corriere di Saluzzo che con i suoi 150 mila Euro (lo stipendio annuo lordo di 5 operai della Fiat o di un Manager, fate voi) veleggiava nei bassifondi di una classifica aberrante.
Belpietro, dunque, si consoli perchè è in buona compagnia: dal direttore di Libero a quello de Il Ponte di Firenze, tutti hanno preso soldi pubblici contravvenendo alla prima regola del mercato libero: resta in piedi chi vende, chi offre qualità, chi da un servizio superiore agli altri.
E' ora di finirla con queste sovvenzioni che non hanno senso di esistere, che prendono in giro l'intero popolo italiano che si trova a comperare ogni giorno tre quotidiani senza averne letto nessuno.
E' indubbio che il giornalismo italiano debba uscire da un tunnel nel quale si è infilato non solo per la crisi economica, ma anche e soprattutto per l'incapacità di fornire qualità ai lettori, di dare notizie vere e non balle colossali più da giornale di gossip che da quotidiano; e se una redazione non è in grado di sopravvivere, pazienza, ce ne faremo una ragione, anche se il rischio di ulteriori perdite di posti di lavoro (già altissimo nel settore editoria) è alle porte.
Come fare ? Provate a tornare a fare i giornalisti, a setacciare la notizia, a darla senza giochi di prestigio: solo così potrete salvare ciò che voi stessi avete affondato nel ridicolo.

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