lunedì 12 marzo 2012

Il Paradigma di Don Luciano

Che la Vecchia Signora sia tornata a far paura non è soltanto la sensazione di un'atavico tifoso, ma una certezza suffragata da indiscutibili accadimenti, così come pare indiscutibile il fatto che la si voglia "Punire" per gli attacchi alla Federazione e a quegli scudetti di cartone ingiustamente cuciti sulle maglie dell'Inter.
Un tempo ero convinto, da fedele amante del calcio prima ancora che da tifoso, che l'errore arbitrale fosse una componente inevitabile del teatrino del calcio nostrano, ma troppi erano i detrattori di questo mio convincimento che vedevano nell'errore la malafede e la forza schiacciante della società sabauda. Ora che gli errori grandidano ad ogni partita sulle teste delle zebrette torinesi, mi si vorrebbe convincere del contrario, e cioè di una classe arbitrale non all'altezza (sempre che si possa ritenere il nostro calcio all'altezza di qualcosa di positivo) e quindi costantemente indotta all'errore.
Eh no, cari amici detrattori, delle due l'una: o avevo ragione prima, o ce l'ho adesso che vedo nella sequela spaventosa di goal e rigori non assegnati il tentativo di affossare una squadra che avrebbe tutto il diritto di vincere questo mediocre campionato.
Per questo mi è venuto il dubbio che, in fondo in fondo, Don Luciano Moggi non avesse fatto altro che cercare di "proteggere", certamente in maniera illecita, la sua creatura dallo strapotere di chi, da almeno vent'anni, gongola nel campionato italiano ed è stato solo sfiorato dal terremoto di Calciopoli.
Eh si, perchè il vero potere non sta, nella ex Milano da bere, dalla parte nerazzurra, ma da Arcore a via Turati si snoda una fitta rete che solo in parte il Moggione aveva cercato di ostacolare.
Pensate a quel Milan colpito ma non affondato (anzi, addirittura mantenuto nell'olimpo della Champions League malgrado la penalizzazione) il cui massimo dirigente rimane lì, da immemore tempo, a giostrare i tasselli del mosaico calcio senza che niente e nessuno possa opporsi.
Sarebbe stato bello che Calciopoli avesse spazzato tutto il marcio che c'era in Danimarca, invece di limitarsi a grattarne la superficie come si fa con le torte bruciate che, in qualsiasi modo, si cerca di riproporre in tavola nella speranza che i beoti di turno non si accorgano del disastro.
Resta quel gusto amaro che certe indebite presenze lasciano nella bocca di chi vorrebbe tornare ad appassionarsi ad uno sport meraviglioso, ma che invece continua a perdere l'occasione buona per darsi una credibilità e veridicità.
A quando un calcio senza i Moggi ed i Galliani ? Quando potremo tornare a parlare di gesta tecniche e non di clamorose sviste arbitrali (pagherà per tutti solo quello di Milan Juve, statene certi) ma soprattutto potrò tornare a credere all'errore anzichè alla malafede ?
Lo so, siamo in Italia: come pretendere che in un Paese dove imperano mafiosi e corrotti ci sia qualcosa non soggiogato a questa terribile legge ?
L'isola che non c'è: la cantava Bennato, la cerchiamo ancora noi illusi che l'onestà sia più forte del malaffare.

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