lunedì 10 dicembre 2012

No, I Can't

"Dei 4,1 miliardi di utile operativo che abbiamo dichiarato nel 2011, non un solo euro è venuto da questo Paese (l'Italia) - non uno".
 "Abbiamo nell'insieme più di 260mila dipendenti nel mondo; all'incirca 80mila in questo Paese. Non posso dire agli altri 180mila che non sono di qui che il loro ruolo nella vita è quello di fornire un sussidio a un sistema inefficiente, non-competitivo e sub-ottimale. NON POSSO."



Da indiscrezioni emerse da chi ha potuto visionare alcuni spezzoni del nuovo film dell'ex direttore di The Economist Bill Emmot e di Annalisa Piras, "Girlfriend in a coma", le frasi sopraccitate sarebbero attribuibili a Sua Maestà Sergio Marchionne, frasi indiscutibilmente pesanti e che riaprono senza tema di smentita il problema della sopravvivenza della realtà Fiat in Italia.
L'attacco è pesante, per quanto veritiero, ed apre scenari oscuri in un momento in cui l'Italia, dopo lo scempio berlusconiano, avrebbe invece bisogno di segnali di stabilità e concretezza che l'AD pare invece ben lontano dal voler dare.
Insomma, cari miei ex colleghi tutti, siete soltanto dei parassiti in un sistema inefficiente che rende ormai impossibile la sopravvivenza della più importante realtà industriale locale nel nostro Paese. Come potete solo lontanamente pensare che gli altri centottantamila continuino a sobbarcarsi la vostra incapacità, la vostra scarsa competitività, la vostra ineguagliabile inefficenza ? Come chiedere al polacco o brasiliano di turno, come ringraziamento per aver insegnato loro un mestiere, di pagare il vostro stipendio, la vostra cassa integrazione, la vostra mobilità ?
Suvvia, mettetevi una mano sulla coscienza e rendetevi conto che siete voi il problema, che siete voi il bubbone di un'azienda che non vende una macchina nemmeno come inserto regalo degli ovetti Kinder, e che continua drammaticamente a perdere, giorno dopo giorno, quote di mercato.
Siete voi che avete ridicolizzato marchi come Alfa e Lancia, voi che non volete immettere sul mercato null'altro che la solita Panda, voi che volete avere dei diritti che nel dorato mondo di Sergio non possono, non debbono sussistere.
Insomma, venitegli incontro. Licenziatevi, riducetevi lo stipendio, cercate di fare qualcosa perchè quei centottantamila non si trovino costretti a mantenervi ancora a lungo, almeno fino a quando il Divino non deciderà di recidere in maniera definitiva il tubo dell'ossigeno che vi tiene in vita.
Non sto a ricordare quanti aiuti la Fiat ha ricevuto in questi anni dallo Stato o quanti siano stati i flop sul mercato italiano di macchine col marchio torinese (a proposito: come va la Freemont?), perchè trattasi ormai di temi triti e ritriti così come tali sono gli attacchi di Marchionne, ma fare il Boss con i soldi dello stato americano o in Paesi dove i diritti dei lavoratori hanno la solidità delle nuvole del cielo credo sia molto più semplice che rilanciare, far crescere, dare sostanza ad un'azienda in un Paese come l'Italia.
Certo, più facile far ricadere colpe e scure sui lavoratori piuttosto che ammettere il fallimento gestionale di un'intera classe dirigenziale che ha preferito cavalcare l'onda della crisi piuttosto che trovare soluzioni atte a combatterla, perchè troppo dispendioso, troppo rischioso e con una richiesta di freschezza e vivacità cerebrale che poco si adatta alla casa torinese.
Marchionne se ne andrà, e porterà con se i resti di quello che un tempo era il vanto del nostro Paese, svendedolo al Dio Dollaro e mandando al macero ottantamila persone, ottantamila vite, ottantamila futuri. Di fronte a questo, un solo dubbio: non sarebbe il caso che questo scempio, anzichè pagarlo i lavoratori, finisse sul conto di un Management capace solo di darsi ad una dorata fuga di fronte ai problemi ?

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