lunedì 28 gennaio 2013

Caduta di Stile


Se l’Avvocato Agnelli fosse ancora in vita, certamente la Juve sarebbe da oggi obbligata a cercarsi un nuovo Direttore Sportivo perché la squallida caduta di stile di Marotta, degna di un Moratti o De Laurentiis qualunque, non sarebbe passata nel silenzio di chi ha sempre preteso una certa linea di comportamento da parte dei suoi dirigenti.
Certo, la rabbia per gli episodi di Juventus Genoa ha fatto trascendere il DS in affermazioni e illazioni comprensibili e in parte condivisibili, ma non spettava a lui calarsi al livello di tanti altri ciarlatani che popolano il mondo del calcio e soprattutto bisognava arrivare a due evidenti e semplici riflessioni: la prima è che i magnifici 6 di sabato sera (ci metto anche l’inutile quarto uomo) non debbano più calcare un terreno di gioco sino alla notte dei tempi; la seconda è che, malgrado tutto, la Juventus ha uno spessore politico a livello Lega praticamente nullo.
Sull’arbitraggio credo che solo chi non ha mai assistito ad un match di calcio possa non trovarsi d’accordo: quattro evidentissimi rigori non visti, una partita completamente falsata nel suo risultato e nell’andamento stesso (chissà come sarebbe finita con il sacrosanto rigore d’overture di Vucinic), spettacolo (indecorso a prescindere dagli errori arbitrali) mortificato dalla pochezza di ben cinque giudici che non sono in grado di vedere nemmeno uno degli episodi incriminati.
Se non fosse che il mondo del calcio è palesemente lontano da combine e scommesse, verrebbe quasi da pensar male; noi, con ironico sorriso, ci limitiamo all’inadeguatezza di una classe arbitrale (e non solo per gli episodi di questo week end) per la quale servirebbe aumentare la qualità e non la quantità.
Sul fronte peso politico, basta vedere la composizione del Consiglio Federale per capire che la Juve è stata messa ai margini, confermando al vertice protagonisti delle squallide vicende del 2006 (Galliani – Lotito) e cerrtamente pagando la stucchevole e mai personalmente condivisa battaglia sui 30 scudetti vinti sul campo, una battaglia combattuta con quel vigore stranamente non esibito ai tempi della retrocessione e colpevolizzazione del duo Moggi-Giraudo.
Che il calcio non sia ormai da tempo un gioco che si sviluppa sul terreno verde è evidente anche ai più incalliti tifosi, rimasta forse l’ultima parte sana di questo mondo; però nella serata storta bianconera vanno evidenziati anche aspetti tecnici che se obliati rischierebbero di trasformarsi in un serio problema per la banda di Conte.
Il primo è legato alla fascia sinistra: perché prendere Isla e Peluso per poi veder giocare l’improponibile De Ceglie di sabato ? Che non sia purtroppo all’altezza della situazione, ormai, è chiaro a tutti: e allora perché insistere e non provare a recuperare il cileno ex Udinese dandogli quella continuità di cui, inevitabilmente necessita ?
Per ultimo, ma non per importanza, rimane il problema attaccante. Vucinic straordinario ma discontinuo, Giovinco più delusione che certezza, Matri e Quagliarella discreti sparring partner ma non certo prime punte per una squadra di vertice: come si può pensare di vincere le partite senza un vero finalizzatore ?
Ora, con l’arrivo di Anelka, si cercherà di ovviare a questo atavico problema, ma temo (e spero di sbagliarmi e di cospargermi immediatamente il capo di cenere) sia un brodino per combattere un forte mal di testa vista l’età e il pedigree dell’attaccante francese.
Basterà dunque il colosso d’ebano a rinvigorire la stanca ed adirata Signora o saremo costretti a rimpiangere l’estro dell’esiliato Del Piero regalando al Sud uno scudetto già vinto ? 

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