venerdì 18 gennaio 2013

L'Amore Tradito

C’è un mondo fatato nell’italico universo ove la passione popolare trova naturale sfogo, a volte anche con toni e atteggiamenti esacerbati ed assurdi, ma che spesso aiuta l’antico volgo a distrarsi, con i suoi ameni inganni, e a non riflettere sulle tristezze del consunto stivale dolcemente adagiato su mediterranee acque.
E’ un mondo di gnomi e folletti in mutande osannati e decantati da improvvisati cantori che ora corrono dietro a un sogno di grandezza, ora dietro dietro una palla, ora (e ultimamente troppo spesso) dietro allo slavo scommettitore di turno che regala ai ricchi il sogno di una ricchezza ancor più grande.

Il mondo del calcio è, in tutto e per tutto, lo specchio fedele della società che rappresenta, almeno qui da noi. Un mondo perverso dove i Giuda di turno proliferano svendendo per trenta denari la passione, la gioia, l’innocenza fanciullesca del tifoso che ancora crede che tutto questo sia un gioco.
Un gioco ? Processi su processi da far impallidire per numero l'intera classe politica, condanne che vanno e vengono, squalifiche simboliche che quindici giorni dopo decadono; classifiche modificate ad ogni sospiro di vento, società spostate ora in serie A, ora in serie B, con una sola certezza: l’Atalanta, tutti gli anni, parte in classifica con le temperature di Mosca a Dicembre.
Si può ancora credere nel dorato pallone ? Si può ancora guardare una partita pensando che il risultato finale non sia condizionato da una scommessa, da una combine, da un tacito accordo tra le parti ? La sceneggiata partenopea non è che l’ultimo atto di una commedia che sfiora il grottesco, lasciando interdetti chi vede svanire all’improvviso una pena comminata da una giustizia ormai poco credibile.
Processi infiniti, promesse di nomi altisonanti dietro la macchina delle scommesse per poi veder sempre tutto ridursi a tarallucci e vino, contravvenendo ad una semplice quanto banale regola: o si è colpevoli, e dunque si paga, oppure si è innocenti e la pena non può essere comminata.
Credibilità: una parola che pare essere stata cancellata dal dizionario italiano. Quale credibilità può avere il calcio che, dopo lo tsunami del 2006, tutto doveva cambiare e nulla invece ha fatto ?
I vertici immutabili nel tempo rieletti e solidi al terreno come le radici del nome che portano, presidenti e società scoperti con le mani nella marmellata che continuano a ricoprire ruoli fondamentali in seno all’apparato calcistico, allenatori che non si accorgono delle combine dei propri giocatori come se vivessero in un mondo parallelo, giocatori miliardari che per quattro spiccioli venderebbero l’anima al diavolo; e in tutto questo, la presa in giro della passione, dell’amore di una tifoseria che pur di continuare ad amare nega spesso l’evidenza.
Non ho mai difeso il duo Moggi-Giraudo, malgrado la mia indiscussa “juventinità”, così come ho sempre ritenuto “leggera” la pena comminata alla Vecchia Signora con la retrocessione in B e qualche punto di penalizzazione; ma nel contempo sono convinto che il marcio non fosse tutto nelle chiuse di Corso Galileo e che ancora troppi siano i topi che dovrebbero essere ricacciati in quelle fogne nelle quali hanno soffocato, con i loro atteggiamenti, il gioco più bello del mondo.
Aprite gli occhi gente e ribellatevi a tutto questo; solo così potremo evitare che anche le nostre passioni facciano parte del gigantesco Truman Show nel quale ci troviamo a vivere.                                               

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