giovedì 9 maggio 2013

Moralismi di Facciata


“Buffoni” – “Siete ridicoli”. E poi titoloni come “Che pena salvarsi così”: ma qualcuno in cuor suo pensava che potesse finire diversamente ? C’era un solo pazzo al mondo pronto a scommettere (non so dove visto che la partita non era stata nemmeno quotata) su una dura lotta a suon di goal e grandi giocate quando la paura ti fa tremare le gambe ed il piccolo punticino basta ad alimentare speranze di futura gloria ?
Certo, ha ben donde a protestare chi ha speso soldi per uno spettacolo a dir poco immondo: ma era forse meglio versare l’obolo con il rischio di vedere una delle due contendenti vincere oppure dividersi la quota salvezza che permette la permanenza nella massima serie ?
Toro – Genoa, così come tante altre partite di tante giornate di campionato, non è che lo specchio fedele di quello che è il calcio non solo in Italia, ma a livello mondiale. Mi sarei stupito del contrario, sarei rimasto basito nel vedere ventidue smutandati lottare fieramente su ogni singolo pallone come se fosse l’ultima occasione della vita, e mi avrebbe fatto sinceramente più schifo un 3-3 (o un 1-1 come in Sampdoria Catania) dove le difese venivano mortificate per errori concordati, aprendo improvvisate autostrade ad attaccanti dall’arido bottino, magari correndo il rischio di vedere un Barreto (o un Virdis di “derbyana” memoria) calciare fuori a porta vuota il pallone del possibile pareggio.
Meglio allora un tic tac a centrocampo senza troppe pretese; meglio qualche cross innocuo tanto per far scaldare le braccia all’estremo difensore avversario; meglio far capire a tutti che, ieri sera all’Olimpico, non c’era trippa per gatti.
Ma ci siamo forse scordati del 6-0 che l’Argentina rifilò, nel lontano 1978, al Perù (minimo sindacale per volare in finale) con Quiroga che sembrava l’orsetto del tiro a segno ?
E di quel 2-2 tra Danimarca e Svezia, l’indigesto biscotto che rimase piantato nella carotide del Trap e che ci cacciò fuori da un Europeo da noi giocato in maniera miserevole ?
Senza tirare in ballo poi i Byron Moreno o Mazzoleni (la longa mano della rimonta del Milan a detta di Oliviero Beha), o addirittura quello Sguizzato che cercò di cancellare dall’albo d’oro della Coppa Italia l’ultimo trionfo del Torino.
Insomma, non vestiamoci da verginelle dure e pure, magari poi pensando “Meno male che quel punto l’abbiam preso” perché il fine giustifica i mezzi per tutti, sia che ti chiami Juventus, Inter, Milan o Torino; e ricordiamocene soprattutto la prossima volta, quando ci ergeremo al ruolo di moralizzatori tuonando contro chi riterremo averci danneggiato o ancor peggio favorito l’acerrimo ed odioso rivale.
Certo, la sfortuna vuole che al Palermo sia toccato un avversario che ancora rincorre un obiettivo, ma la probabile e dolorosa retrocessione dei rosa nero non può essere imputata al sabaudo pareggio ma al continuo via vai di allenatori e giocatori orchestrato da Zamparini, che se avesse continuato con i Guidolin, Pastore e Cavani a quest’ora lotterebbe per la Champions.

Si avvia così mestamente alla conclusione il nostro spettacolo più amato, tra la gloria bianconera, la sofferenza granata ed il calvario nerazzurro di un’Inter umiliata più dai proprio limiti societari che dalla sfortuna: il tutto in attesa di un’altra estate di sogni, di grandi nomi che svaniranno, e altri punti di penalizzazione figli di uno scandalo scommesse che ha ormai la stessa puntualità dei temporali d’agosto.

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