Oggi è il fatidico giorno del “Se fosse stato per me…”. Lo diranno a milioni, tra giornalisti che devono difendere la loro piazza, pseudo commentatori che devono giustificare la loro esistenza, e milioni di tifosi che, d’improvviso, smettono i panni dei comuni mortali per indossare quelli di C.T. della Nazionale.
Marcello Lippi sta per comunicare i trenta vassalli del nostro calcio in terra africana, pronti a sfoderare le loro spade per difendere un titolo mondiale che ancora sa di miracoloso. Lacrime e sangue usciranno da quella lista, nomi storici del nostro calcio che vedranno il mondiale, come tutti noi, da una scomoda poltrona. Spariscono, in un sol colpo, gli interpreti della fantasia, gli uomini dell’ultima giocata: niente Del Piero, niente Totti, niente Cassano. Sull’ultimo ci sarebbe da dissentire, ma l’ostracismo del tecnico viareggino è irremovibile e, credo, deriva da un desiderata del gruppo intero che preferisce tenere fuori personaggi scomodi e, probabilmente, poco amati dal resto della truppa. E a casa resterà pure Supermario Balotelli, un talento purtroppo non accompagnato dalla giusta maturità, se è vero come si narra degli insulti al popolo romano e al loro condottiero che hanno acceso l’irascibile miccia del Francesco nazionale. Per il resto il tecnico viareggino pare aver attinto allo scarno albero del nostro poco esaltante calcio, i frutti migliori. Si potrà disquisire sul blocco Juve (soprattutto alla luce della nefasta stagione), ma è l’unico blocco esistente su una piazza immolata ad un dio straniero; e le novità sembrano presenti nella Lippi’s list se pensiamo ai Pazzini e Montolivo, ai Marchetti e Di Natale, tanto per citarne alcuni. Questo si troverà a dover plasmare il nostro condottiero: zero fantasia (emerge il solo Camoranesi) come fu per il mundial spagnolo, ove la bacchetta magica fu deposta nei funambolici piedi di Bruno Conti, e molta concretezza, a copertura di un reparto difensivo che, stante i risultati, sembra una groviera svizzera. Non sarà facile, caro Marcello, e le critiche, a citar Biscardi, “pioveranno come nespole”: ma se i frutti di quell’albero sono così miseri è perché chi doveva seminare continua a farlo nel modo sbagliato.
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