lunedì 4 aprile 2011

Un Becchino da Leggenda


Molti lo definiscono, utilizzando il termine in modo assolutamente dispregiativo, un’Americanata. Altri lo paragonano ad un grande circo, con saltimbanchi e ginnasti disposti a tutto pur di far divertire il pubblico. Uno sport forse no, anche se di atletismo ce n’è da vendere, ma che difficilmente può essere considerato tale perché la rivalità, la tenzone agonistica sul ring non è quasi mai veritiera. Però c’è spettacolo, intrattenimento, folle in tutto il mondo che seguono il carrozzone del Wrestling con la stessa partecipazione con cui si segue un mondiale di calcio, un torneo del Grande Slam tennistico e via discorrendo.
Di leggende, il Wrestling, ne ha celebrate molte, così come di contraddizioni e personaggi a volte discutibili, sempre il bilico tra il rappresentare il bene o il male per il piacere delle oceaniche folle che, settimanalmente, invadono le arene ove questi moderni gladiatori si esibiscono. Ma se di leggende dobbiamo parlare, nella notte dell’evento degli eventi, quel Wrestlemania che ogni anno rappresenta il porto di attracco di tante carriere, non possiamo non parlare di Mark William Calaway, quarantaseienne lottatore americano, che nel gotha di questo sport è entrato a pieno diritto. Sconfiggendo in uno spettacolare match un’altra icona del Wrestling, Triple H, l’Undertaker (questo il suo nome di battaglia, per chi non lo sapesse) ha completato una striscia vincente di 19 incontri contro 0 sconfitte ascrivendo per sempre il suo nome nell’albo d’oro degli immortali della WWE.
Certo, stiamo parlando di uno sport che è finzione, ma che richiede atletismo, preparazione fisica e mentale anche solo per attutire le botte, per volare oltre le corde del ring sul corpo dell’avversario; e se alla sua veneranda età questo immenso lottatore di 2 metri e 14 riesce ancora a farlo con la freschezza di un vent’enne, beh… viene da pensare che, molto probabilmente, un piccolo patto con il diavolo lui lo abbia fatto.
Presente sulle scene dal lontano 1984, Mark può certamente essere riconosciuto come uno dei padri del moderno Wrestling, intrattenimento in cui sport e spettacolo si fondono alla perfezione.
Non si contano più, ormai, le sue vittorie, i suoi titoli mondiali, le volte in cui, pensando si fosse giunti al culmine della sua carriera, riemergeva dalla sua Death Valley sempre più forte e sempre più amato dal pubblico. Così è stato anche nella notte di Chicago dove, a distanza di un anno, ha messo la parola fine (o ha contribuito a farlo in una disegno già stabilito) alla carriera di Triple H dopo aver chiuso quella di un altro immenso wrestler: l’HBK Shawn Michaels.
Finzione ? Falsità ? Americanata ? Chiamatela come volete, ma di tanto in tanto un tuffo nel surreale può servire a dimenticare una realtà che, di personaggi leggendari come l’Undertaker, ne avrebbe immensamente bisogno.

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