A vederla ieri sera nella singolar tenzone contro la Roma,
uno scontro che per anni rappresentò una sfida tricolore e che ora si è ridotta
ad una vana speranza di Champions League, i rimpianti del popolo juventino
prendono sempre più forma. La vittoria conquistata all’Olimpico in una partita
bella e combattuta, d’un sol colpo potrebbe cancellare dubbi ed incertezze di
una stagione sempre vissuta sul limite di un fallimento totale che solo di
tanto in tanto si trasformava in tripudio. Possibile che quella squadra fosse
la stessa sbeffeggiata a Lecce o in casa col Palermo o travolta a Napoli, tanto
per citare solo alcuni degli episodi di questo triste calvario ?
Certo, dalla Juventus non ci si può aspettare di giocare
come una provinciale che si arrocca in difesa: il blasone, la storia impongono
che sia lei a fare gioco, soprattutto in quei campi dove una parvenza di timore
reverenziale ancora esiste. Per imporsi, ci vogliono giocatori in grado di
farlo, lontani dalle amnesie tecnico tattiche che troppo spesso hanno offuscato
le prove del gruppo di Del Neri.
Soprattutto ci vogliono uomini che diano il meglio sempre,
non solo quando la terra attorno a loro si fa arida e bisogna dimostrare di
poter essere un tassello importante di una grande squadra.
Si succederanno nomi, giocatori e tecnici che rappresenteranno
il domani bianconero, e tra questi alcuni dei protagonisti della notte romana
potranno certamente trovare posto; ma non potranno mai bastare una semplice
partita, un tardivo risveglio, una grinta finora sopita per far credere a
milioni di tifosi che, domani, costoro saranno la spina dorsale della squadra
che un tempo fu.
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