Ci sono le Tre Valli Varesine. C'è la Milano Sanremo, la Torino Milano, il Giro dell'Adriatico; ma il Giro della Padania no, quello non c'è e per una semplice ragione: la Padania non esiste.
C'è la Pianura, il Grana, il fiume Padus dalla cui radice nasce l'equivoco, ma lo stato, l'identificazione politico economica di questa zona è frutto della fantasia di un circa il 10% degli italiani.
Finchè si rimane nella goliardia, va tutto bene: va bene che ci sia un quotidiano che fino a ieri sopravviveva con le sovvenzioni statali, va bene che venga eletta una Miss, va pure bene che si vada a raccogliere l'acqua nell'ampolla alla fonte del divino fiume, ma accettare che si ufficializzi anche politicamente attraverso una corsa ciclistica uno stato che non c'è questo, proprio, non può essere accettato.
Male han fatto il Coni e l'Uci ad aderire ad una manifestazione dal chiaro connotato politico, e peggio ancora stanno facendo gli interpreti professionisti che dichiarano di non essere interessati alla politica (Visconti, n.d.r.) o di avervi aderito perchè una gara in più fa bene alla salute e prepara al mondiale.
No signori, questa non è una semplice gara in più: aderirvi significa accettare l'idea di una parte di Italia che si stacca dal resto, senza però che la maggioranza degli stessi residenti in quelle zone siano d'accordo; e purtroppo le sberle e gli insulti volati alla partenza delle prime due tappe sono l'amara testimonianza di una corsa che non si doveva accettare di fare.
Chiedere però senso di responsabilità al mondo sportivo italiano è come chiedere al bambino goloso di non divorarsi tutta la Nutella; e se domani secessione sarà, anche loro avranno contribuito a mettere un solido mattone su una costruzione assurda e grottesca.
Svizzera, ti prego, accoglici tutti...
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