Edicolante, giornalaio:
l'ultimo baluardo di una strenua resistenza contro lo strapotere dei
centri commerciali e dei supermercati dove la vita si trasforma in un
rapido e vuoto consumo senza la gioia di un sorriso, senza quelle due
chiacchiere che trasformano insignificanti e fugaci momenti in attimi
di saggezza popolare.
Siamo noi i fanti del
nuovo secolo, quelli mandati allo sbaraglio per resistere, per
difendere i piccoli commercianti, per far capire al mondo che senza
di noi la vita diventa un carrello pieno di cose inutili e di breve
scadenza, come quei mille inutili pacchetti che raccattiamo dagli
scaffali convinti che una scritta come “offerta speciale”
trasformi dell'insalata scaduta nell'occasione della vita che come
tante altre lasceremo marcire nel fondo di un frigorifero stracolmo
di nulla.
Per qualcuno siamo il
primo sorriso del mattino, per altri le prime due parole scambiate
con il mondo, per tanti quei mezzi busti (chissà se avranno mai le
gambe questi edicolanti) racchiusi in un chiosco polveroso dal quale
sembrano non uscire mai; ed in effetti mai dovrebbero uscire perchè
c'è sempre l'ultimo imbecille che ti vorrebbe sul campo di battaglia
dalle cinque del mattino alle dieci della sera.
Siamo quelli dell' “Avete
per caso...” (avete chi se ci sono solo io ? Siamo tornati al Voi
di rinascimentale memoria ?) e che peccato se non possiamo ricevere
ottantasettemila riviste diverse perchè non ci basterebbe il
Lingotto Fiere per contenerle tutte.
Siamo quelli dell' “Ha
da cambiare....” quando arrivate con cinquanta Euro per prendere
Giallo (80 centesimi di inutili “Cairate”) e ci guardate male se
non abbiamo quarantanove euro e venti centesimi da darvi di resto
alle sei di un gelido mattino riscaldato solo dal ricordo di una
masiniana canzone che vorremmo tanto dedicarvi.
Siamo i tuttologi dei
giorni nostri messi a rischio solo dalle certezze del popolo dei
social; sappiamo tutto di Pogba e Federer, di Renzi e Berlusconi, di
Tex e Nathan Never, di Pokemon e del real deretano della signora
Belen che campeggia su quasi tutte le riviste di oggi. Dobbiamo
conoscere il sunto dell'ultimo buongiorno di Gramellini (che evito
accuratamente di leggere per non intasare il mio piccolo bagno
chimico) e le stilettate di Travaglio, ma a volte possiamo cadere
sulla love story tra Giorgio e Gemma e se la signora Gregoraci è
tutta originale o presenta delle parti in gomma; e questo, un
perfetto edicolante, non può assolutamente permetterselo.
Però siamo anche quelli
del “Vado dal giornalaio” che trasforma il rapporto
commerciale in un morboso senso di possesso facendoci diventare ( e
con sommo piacere ) una sorta di biblioteca personale perchè vi
teniamo la copia, vi cerchiamo l'introvabile, prevediamo addirittura
che certe cose vi possano interessare.
Siamo in via di
estinzione, come le tigri del bengala, divorati ogni giorno da una
crisi economica che corrode gli anelli più deboli dalla catena del
commercio: e noi, con quel 18% di guadagno sul costo della rivista,
non possiamo sottrarci a questo triste destino.
Eppure c'è chi resiste,
chi lotta disperatamente ogni giorno per tredici lunghissime ore
nella convinzione di una semplice e banale considerazione: che
nessuno, né oggi né mai, potrà sostituire il nostro sorriso, la
nostra generale conoscenza, il nostro buongiorno urlato in una piazza
a volte troppo deserta.
Tutto vero, ma, mi spiace, "vado dal mio edicolante" non si può sentire, vado dal giornalaio!
RispondiEliminaAndiamo tutti dal giornalaio,ho diventerete sterili!
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