Mio Dio, e sono 50 Roby; come passa
inesorabile il tempo. Sembra solo ieri che con il tuo rigore
rifiutato a Firenze spaccavi in due il mondo bianconero ed oggi
rivedo il tuo codino imbiancato dagli anni che ci siamo tristemente
lasciati alle spalle.
Non sarò (forse) melenso come
Cremonini ma è certo che per me sei stata la nona meraviglia del
mondo, la classe pura e la poesia prestata ad uno sport che ormai
vivo più da innamorato abitudinario che non da appassionato e
sanguigno tifoso quale ero.
Forse dovrebbe arrivare un altro come
te per riaccendere quella fiamma che si è spenta, una fiamma che mi
ha spinto persino ad amare altre maglie solitamente invise al mio
essere tifoso; ma in natura potrà esistere ancora un altro Baggio ?
Io credo di no. Io credo che un
personaggio come te sia irripetibile, e non solo per le magie che ci
hai regalato a cominciare da quello slalom in terra partenopea dove i
fratellini di Maradona sembravano attoniti e inermi spettatori
abbagliati dalla luce della tua immensa classe.
Una perla, una delle tante che
domenicalmente gonfiavano i miei occhi di innamorato della tua
sublime arte.
Eppure, caro Roberto, hai avuto tanti,
forse troppi detrattori: da chi ti accusava di non aver mai vinto
nulla di importante, da chi ti ha gestito temendo di essere offuscato
dalla tua grandezza, da chi ancora oggi ricorda il rigore al cielo di
Pasadena, come se la colpa di quella sconfitta dovesse pesare solo ed
esclusivamente sulle tue spalle e non su quelle di un destino
beffardo che ti ha costretto all'epilogo di un grande sogno in
condizioni fisiche impossibili.
Io, invece, ricordo tutto ed ho ben
chiaro cosa tu sia stato nella storia del nostro calcio. Ricordo gli
anni in bianconero, in una squadra ancora lontana dalla menzognera
grandezza dell'era Moggi e che tu hai portato agli onori grazie ad
un'ineguagliabile classe.
Ma non dimentico quel Milan a spizzichi
e bocconi o l'Inter di Lippi, quel Lippi al quale regalasti una
qualificazione Uefa malgrado quell'acredine malcelata nei tuoi
confronti (un giorno il caro Marcello dovrà spiegarci il perchè di
tutto questo).
E che dire della dotta Bologna, dove
Ulivieri riuscì a vaticinare sciagure e sventure con la tua presenza
in campo e tu ricambiasti il tutto con ventun reti e giocate superbe.
Brescia fu l'ultimo stadio, Brescia che
solo nei tuoi anni conobbe la giusta dignità di campionati sereni,
Brescia come la Cina o l'America per altri campioni in via di
estinzione.
Nel mezzo tre mondiali, tre mondiali da
protagonista assoluto ma sempre macchiati dall'avverso destino.
Italia 90, quella perla alla
Cecoslovacchia e poi l'assurda esclusione contro l'Argentina: chissà
con te dall'inizio se la papera di Zenga sarebbe stata così
deleteria ai nostri colori.
Usa 94, quando i motori dell'aereo di
un triste ritorno erano già pronti ma tu decidesti di prolungare la
permanenza sino a quella maledetta finale, maledetta soprattutto per
quell'infortunio che ci privò dell'unico grande attore nella recita
conclusiva.
Francia 98, non da protagonista
assoluto ma portato a furor di popolo e dove due nefasti centimetri
ci negarono l'aureo goal che avrebbe mandato in frantumi i sogni dei
nostri odiati cugini d'oltralpe.
Un destino alla Crujiff, e come quel
grande mito una storia scritta con la concretezza del campione che ha
sempre risposto coi fatti alle facili critiche di chi vi vorrebbe
copertine banali piene di ovvietà e buonismo nei confronti di tutto
e tutti.
Un fuoriclasse, un uomo, un personaggio
fuori dalla consuetudine e da schemi preordinati: auguri caro
Roberto, e auguri al nostro calcio di ritrovare altri Baggio e di
saperne riconoscere l'inestimabile grandezza.
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