Bisognerebbe, forse, spegnerla definitivamente. Prendere un
libro, sentire musica, chiacchierare amabilmente con le persone care, senza che
lei faccia da inutile e stantio sottofondo. Perché è ormai indubbio che la
televisione, il più grande strumento di comunicazione di massa, quello che un
tempo era definito il moderno focolaio domestico, è ormai diventato una
deprimente accozzaglia di meschinità, inutilità, falsità e chi più ne ha ne
metta.
Il caso Forum, con le finte comparse che infangano una pagina triste e dolorosa della nostra storia come il terremoto de L’Aquila, è solo l’ultima, in ordine cronologico, di una serie di nefandezze che solo in una civiltà fuori rotta come la nostra possono trovare casa. Per una manciata di Euro si va davanti alle telecamere a screditare, fare propaganda e, soprattutto, bombardare ignare persone con falsità di ogni genere. Ci si può rimbecillire di fronte a precostituiti teatrini dove la star di turno urla all’infinito “Capra” solo perché nei talk show, chi urla di più, vince. Oppure si possono vedere orde di Sherlock Holmes e psicologi che infieriscono, con il fiero conduttore di turno, sui poveri corpi di vittime innocenti alla ricerca di una risoluzione che loro stessi sperano di non trovare per poter trascinare nel tempo casi che fanno audience.
E guai ad evitarli, nel caso mai provassi a pigiare sul
telecomando, perché prontamente rischi di imbatterti forzatamente in qualche
gluteo di michelangiolesca memoria ben esibito in un reality qualsiasi (potete
scegliere voi, tanto la sceneggiatura è uguale per tutti), passepartout per una
futura gloria da letterina o conduttrice o, perché no, da donna politica in
pectore. E bestemmie, insulti, italica lingua fatta a pezzi con il buon gusto
che ormai non abita più qui.
Se poi cercate i talent, ce n’è per tutti i gusti: il talent
puro, la serie televisiva sui talent, le trasmissioni che rifanno il verso ai
talent: un filo continuo che lega una trasmissione all’altra, un siparietto a
quello susseguente senza soluzione di continuità, con la ciliegina della
storiella piccante da sputtanamento o del nuovo eroe dell’implacabile reality
che scambia il congiuntivo per una malattia degli occhi.
Raggi di sole in questo profondo inverno del nostro cervello
? Rari, rarissimi, da cercare come un archeologo persosi nel tunnel della
miseria e della pochezza.
Antonio Ricci, domani, toglierà le veline se la Rai oscurerà
la maratona di Miss Italia: bene, qualcosa di positivo finalmente si avrà. Ma
dove sono finiti quegli autori che sapevano scrivere, inventare e costruire
sceneggiature senza affossare il loro talento nel trito e ritrito format che tutto
appiattisce, compreso il nostro intelletto ?
La televisione forse non è morta, ma è tenuta in vita
artificialmente per sopravvivere ad un male subdolo ed oscuro che si chiama
ignoranza. O forse no; artificialmente in vita viene tenuto un popolo che
avrebbe il diritto (ed il dovere) di svegliarsi da questo eterno sonno della
ragione. Come ? Un click sul telecomando, il silenzio assoluto, e una vita non
più schiava di quella malefica scatola traditrice.
La cosa triste è che questi programmi appositamente creati perchè fanno audience, sono seguiti da molta gente e ciò denota il livello di bassa cultura e di morbosità del pubblico televisivo. Decisamente meglio un buon libro, oppure, perchè no...quattro chiacchiere virtuali su facebook, con gli amici che scegliamo noi!
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