Non mi piace penetrare nel dolore altrui, tanto è vero che
su questo blog non troverete mai parole su Sarah, Ylenia o le tante povere
vittime uccise non solo dall’assassino di turno ma anche dai troppi
approfondimenti giornalistici, ma mi chiedo se sulla copertina del mirabile
Vanity Fair sarebbe mai apparso il grido di Cristina Gilberti se Beppe Grillo
non fosse il leader di un movimento politico in forte ascesa.
Ci sono voluti trent’anni per farle raccontare il dramma che
ha vissuto, un dramma sul quale nessuno ha voglia né di giocare né tantomeno
di sottovalutare; però qualcuno sembra volerci marciare, riesumandolo proprio a
ridosso delle elezioni politiche in cui il Movimento 5 Stelle potrebbe
rappresentare il grande elemento di disturbo e di novità nel panorama.
Solo casualità ? Solo becera ricerca dello scoop ? Scusatemi
se, conoscendo il mondo del giornalismo e non solo perché vendo giornali, ho
dei forti dubbi su tutto questo. E’ chiaro che farne un articolo sul Corriere
della Sera (appartenente alla RCS, stesso gruppo di Vanity Fair) sarebbe stato
riduttivo ben sapendo che il quotidiano, solitamente, non raggiunge quella
varia umanità più dedita al gossip che all’attualità, anche se molti quotidiani
potrebbero tranquillamente essere catalogati nella prima categoria citata.
E allora via al settimanale amato dalle donne per colpire
nel cuore della famiglia, per suscitare brivido e sgomento, per riportare alla
luce un fatto, drammaticissimo, ma accaduto più di vent’anni fa e per il quale
il comico genovese ha pagato con l’omicidio colposo.
Del resto lo ha ricordato mirabilmente Crozza nella parodia
berlusconiana andata in onda nell’anteprima di Ballarò (tra l’altro l’unico
pezzo che si lascia vedere dell’intera trasmissione): in Italia si vendono più “Chi”
che Financial Times, a dimostrazione anche del substrato culturale sul quale
trova fondamenta il successo del “berlusconismo”.
Grillo, dunque, fa così paura ? Beh, certamente non avevamo
bisogno di Vanity Fair per capirlo, ma tutto questo ci apre gli occhi su quanto la
macchina del fango sia pronta a riversarsi sul “pericolo” di turno e quanto
Beppe avesse ragione a consigliare ai ragazzi del Movimento di star lontano dai
riflettori e, soprattutto, da quelle penne spesso capaci di stravolgere la
realtà.
Dispiace, chiudendo, una cosa: che si usi il dolore, il
dramma, il problema di una ragazza solo per vendere qualche copia in più e
gettare fango su chi, che piaccia o no, sta dando col suo Movimento una
speranza democratica al futuro del nostro melmoso Paese.
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