Ventinove ? Trentuno ? Fate voi, secondo la vostra fede e la
vostra sensibilità, ma di certo quest’ultimo scudetto verrà ricordato come
quello di una supremazia schiacciante e, a tratti, imbarazzante. Allo
strapotere bianconero non ha retto il Napoli di un grande bomber come Cavani, unica oasi nel deserto della mediocrità; e nemmeno il
Milan che trovato in Balotelli un moderno Lazzaro, ha riacciuffato quel posto
al sole che, per quanto visto, spetterebbe forse più alla Fiorentina, bella ma
ancora acerba, e che se non si perderà potrà rappresentare una credibile
antagonista per il futuro.
Poca roba per contrastare una Vecchia Signora apparsa solida
ma non straripante, costante e concentrata su un obiettivo che mai sarebbe
potuto sfuggirle perché troppo evidente il divario con il resto delle
antagoniste. Solo una piccola scossa di assestamento, quella sconfitta a Roma
che pareva poter riaprire i giochi, un’illusione durata un battere di ciglio
prima di riprendere un cammino trionfale come solo le grandi sanno tenere.
Certo, rimane l’amaro per quel quarto con il Bayern, ma lo strapotere teutonico
non lascia adito a rimpianti perché più di così, questa Juventus, non poteva
fare.
Lode dunque ai suoi preziosi interpreti, a quei Vidal
Marchisio e Pogba irrinunciabili, a quei Bonucci e Barzagli insuperabili, alla
corrente alterna di Andrea Pirlo e alla sfuriate in fascia ora di Liechsteiner,
ora di Asamoah, ora di Padoin il tutto sotto il vigile occhio del “pensionato”
Buffon e di quel condottiero a cui la Juve non può e non deve rinunciare:
Antonio Conte.
E’ stato il mister il valore aggiunto di questi due anni, il
plasmatore di gioco e la fucina di grinta che ha sopperito alle lacune tecniche
di un attacco non sempre all’altezza, una pedina troppo importante per
sacrificarla sull’altare del presunto arrivo di Ibrahimovic.
L’ex Capitano ha saputo ridare una precisa connotazione ad
una società persa alla ricerca di un filo conduttore bruscamente interrotto con
Calciopoli e tirando fuori il massimo da ogni singolo componente della rosa:
fondamentale dunque mantenerlo alla guida per proseguire in un cammino
costellato di successi.
Certo, stridono e non poco le dichiarazioni rilasciate dopo
il matematico trionfo, parole che fanno intendere distanze siderali tra i suoi
desiderata e gli obiettivi di una società giustamente attenta ai conti ma
obbligata a fare il salto di qualità per poter competere con le grandi di
Europa.
Sarà un’estate ricca come sempre di succulenti nomi (i top
player li chiamano) e di sogni ad occhi aperti che per i tifosi juventini svaniranno
come neve al sole; il presente è invece una trionfale passerella, un’imbarazzante
e manifesta superiorità ed una terza stella che, lo si voglia o no, pare ormai
impossibile non cucire a breve sul petto della Vecchia Signora.
Complimenti Juventus: numeri e fatti, e non parole od
illazioni, fanno la storia di questo amato e odiato mondo pallonaro.
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