“Buffoni” – “Siete ridicoli”. E poi titoloni come “Che pena
salvarsi così”: ma qualcuno in cuor suo pensava che potesse finire diversamente
? C’era un solo pazzo al mondo pronto a scommettere (non so dove visto che la
partita non era stata nemmeno quotata) su una dura lotta a suon di goal e
grandi giocate quando la paura ti fa tremare le gambe ed il piccolo punticino
basta ad alimentare speranze di futura gloria ?
Certo, ha ben donde a protestare chi ha speso soldi per uno
spettacolo a dir poco immondo: ma era forse meglio versare l’obolo con il
rischio di vedere una delle due contendenti vincere oppure dividersi la quota
salvezza che permette la permanenza nella massima serie ?
Meglio allora un tic tac a centrocampo senza troppe pretese;
meglio qualche cross innocuo tanto per far scaldare le braccia all’estremo
difensore avversario; meglio far capire a tutti che, ieri sera all’Olimpico,
non c’era trippa per gatti.
Ma ci siamo forse scordati del 6-0 che l’Argentina rifilò,
nel lontano 1978, al Perù (minimo sindacale per volare in finale) con Quiroga
che sembrava l’orsetto del tiro a segno ?
E di quel 2-2 tra Danimarca e Svezia, l’indigesto biscotto
che rimase piantato nella carotide del Trap e che ci cacciò fuori da un Europeo
da noi giocato in maniera miserevole ?
Senza tirare in ballo poi i Byron Moreno o Mazzoleni (la
longa mano della rimonta del Milan a detta di Oliviero Beha), o addirittura
quello Sguizzato che cercò di cancellare dall’albo d’oro della Coppa Italia l’ultimo
trionfo del Torino.
Insomma, non vestiamoci da verginelle dure e pure, magari
poi pensando “Meno male che quel punto l’abbiam preso” perché il fine
giustifica i mezzi per tutti, sia che ti chiami Juventus, Inter, Milan o Torino;
e ricordiamocene soprattutto la prossima volta, quando ci ergeremo al ruolo di
moralizzatori tuonando contro chi riterremo averci danneggiato o ancor peggio
favorito l’acerrimo ed odioso rivale.
Certo, la sfortuna vuole che al Palermo sia toccato un
avversario che ancora rincorre un obiettivo, ma la probabile e dolorosa
retrocessione dei rosa nero non può essere imputata al sabaudo pareggio ma al
continuo via vai di allenatori e giocatori orchestrato da Zamparini, che se
avesse continuato con i Guidolin, Pastore e Cavani a quest’ora lotterebbe per
la Champions.
Si avvia così mestamente alla conclusione il nostro
spettacolo più amato, tra la gloria bianconera, la sofferenza granata ed il
calvario nerazzurro di un’Inter umiliata più dai proprio limiti societari che
dalla sfortuna: il tutto in attesa di un’altra estate di sogni, di grandi nomi
che svaniranno, e altri punti di penalizzazione figli di uno scandalo scommesse
che ha ormai la stessa puntualità dei temporali d’agosto.
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